Riforma PA - via le partecipate inutili, tetti per retribuzioni

Il decreto attuativo della legge delega sulla PA punta a ridurre il numero delle partecipate da 8mila a mille

Renzi e Madia

Tra gli undici decreti attuativi della legge delega sulla PA (legge n. 124-2015) approvati in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 20 gennaio anche il testo sul riordino della disciplina delle partecipazioni societarie delle amministrazioni pubbliche.

Le partecipate nella legge delega sulla PA

In base alla legge delega, il decreto deve razionalizzare e ridurre le partecipazioni pubbliche secondo criteri di efficienza, efficacia, trasparenza ed economicità.

Con riferimento alle società partecipate dagli enti locali, la legge ammette anche l'introduzione di un sistema sanzionatorio per la mancata attuazione dei principi di razionalizzazione e riduzione, basato anche sul taglio dei trasferimenti dello Stato alle amministrazioni che non raggiungono gli obiettivi.

Il decreto legislativo sulle dismissioni

In base al decreto legislativo approvato in via preliminare in CdM, le amministrazioni avranno sei mesi di tempo per approvare un piano di razionalizzazione che preveda l'alienazione, entro un anno, delle società inutili, doppioni di altre aziende, che hanno più amministratori che dipendenti oppure che non raggiungano una soglia minima di fatturato.

In particolare, il testo prevede l'eliminazione delle partecipate che hanno un fatturato inferiore a un milione di euro all'anno nell’ultimo triennio, secondo le stime pari a 2.545, e di quelle con meno di cinque dipendenti, in tutto 3.035. Dismissioni in arrivo anche per le 1.651 società attive in settori in cui esiste la concorrenza.

Per i lavoratori, che secondo le stime dell'ex commissario Carlo Cottarelli sarebbero circa 500mila, si ipotizzano diverse opzioni, dalla ricollocazione in altre partecipate che hanno bisogno di assumere nuovo personale al ritorno all'amministrazione di provenienza nel caso degli ex dipendenti pubblici passati nell'organico delle società cui gli enti avevano ceduto alcune funzioni.

Un anno per i primi tagli

La prima sforbiciata dovrebbe riguardare tra le 2mila e le 3mila partecipate e dovrebbe concludersi entro un anno. In generale, comunque le dismissioni sono obbligatorie e dovranno proseguire fino a portare il numero complessivo delle partecipate più o meno a quota mille, a fronte delle 8mila attuali.

Presso il Ministero dell’Economia verrà istituito un'Unità di controllo, un organismo ad hoc responsabile di vigilare sull'avanzamento dei piani di razionalizzazione.

Un decreto dovrebbe individuare la lista delle partecipate esonerate dal rispetto dei nuovi parametri e quindi al riparo dalla dismissione e sarà sempre Palazzo Chigi a fissare i criteri per la composizione del Consiglio di amministrazione delle società. Secondo le prime indiscrezioni, l'intenzione del Governo è quella di favorire il ricorso all'amministratore unico e di subordinare la creazione di un Cda da tre o da cinque membri a precisi parametri in termini di personale e volumi di fatturato.

Un successivo provvedimento, inoltre, dovrebbe fissare i nuovi tetti massimi per le retribuzioni dei manager delle società pubbliche ed escludere la concessione di premi e bonus in caso di risultati negativi.

Previsto, infine, un quadro regolatorio per evitare la creazione di nuove partecipate inutili.

Author: Palazzochigi / photo on flickr