Fondi Ue – Corte Conti, allarme frodi e irregolarita' spesa

Italia ancora contribuente netto, con un disavanzo fra versamenti effettuali e accrediti ricevuti di 5,4 miliardi di euro

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Nella sua Relazione annuale al Parlamento sui rapporti finanziari con l’Unione europea e sull'uso dei fondi Ue, relativa al 2014 e in parte al primo semestre 2015, la Corte dei Conti lancia l'allarme sul fenomeno frodi: soprattutto nel settore dei contributi pubblici, avverte la Corte, "è frequente la mancata realizzazione delle attività finanziate” con risorse europee.

Italia in credito di 5,4 miliardi

Nonostante una riduzione del 7,5% delle risorse versate all'Unione, scese a quota 15,9 miliardi nel 2014 dopo la tendenza all’aumento nel quadriennio 2010-2013, l'Italia continua dare all'Ue più di quanto riceve.

A spiegare il peggioramento della posizione di contribuente netto dell'Italia, con un disavanzo tra versamenti effettuati e accrediti ricevuti pari a 5,4 miliardi di euro nel 2014, è “la notevole flessione degli accrediti ricevuti dall'Ue (-15,1% in valori percentuali e - 1,9 miliardi in termini assoluti)".

Senza dimenticare, osserva la relazione della Corte dei Conti, che l'Italia “ha dovuto continuare a farsi carico di una quota dei rimborsi al Regno Unito per la correzione dei suoi squilibri di bilancio (circa 1,2 miliardi di euro nel 2014, con un incremento di circa il 29% rispetto all'anno precedente)”.

Anche se si guarda al primo semestre 2015, le risorse trasferite dall'Italia al bilancio comunitario (9,6 miliardi) superano i finanziamenti Ue ricevuti (7,5 miliardi), con un differenziale di oltre 2 miliardi.

Preoccupano le frodi

A destare preoccupazione, però, è soprattutto il fenomeno delle irregolarità e delle frodi ai danni del bilancio Ue. “L'illecita distrazione dei fondi concessi, danneggia le finalità specifiche delle sovvenzioni, che attengono alla riqualificazione professionale dei lavoratori e allo sviluppo delle attività imprenditoriali”, spiega la Corte, ricordando che, insieme a Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, l’Italia è i primi posti per numero di casi di frodi segnalati. Non va meglio se ci si concentra sull'incidenza finanziaria delle frodi: in questo caso siamo primi, seguiti da Francia, Spagna, Belgio e Bulgaria.

Nel 2014 le irregolarità sono state riscontrate soprattutto con riferimento alla spesa dei fondi strutturali (65,8%), seguita da quella della politica agricola (33,3%) e infine dalla pesca (0,9%), e hanno interessato per il 59% le risorse gestite dalle Regioni e per il 41% quelle relative alle Amministrazioni nazionali.

Pochi controlli sul FSE nella Convergenza

La relazione della Corte si concentra poi sui controlli eseguiti nel 2014, in particolare relativamente ai programmi per le Regioni della Convergenza: la spesa controllata ammonta a un totale di 2 miliardi di euro, di cui 1,8 miliardi per i programmi FESR e solo 0,2 miliardi per i programmi FSE.

Le irregolarità più significative sono state riscontrate con riferimento a:

  • POR FESR Sicilia, con una spesa irregolare pari a 8,3 milioni di euro e con un tasso di errore del 2,54% rispetto all’ammontare della spesa controllata di 328,3 milioni di euro (spesa certificata di 509,1 milioni di euro);
  • POI FESR Energia rinnovabile e risparmio energetico, con una spesa irregolare pari a 18,2 milioni di euro e un tasso di errore del 12,08%, rispetto all’ammontare della spesa controllata di 150,9 milioni di euro (spesa certificata di 160,9 milioni di euro);
  • POR FSE Calabria, con una spesa irregolare di 3,6 milioni di euro e un tasso di errore del 100% rispetto all’ammontare della spesa controllata di 3,6 milioni di euro (spesa certificata 147,6 milioni di euro).

Primi segni di miglioramento, secondo la relazione, sono venuti dalle riprogrammazioni dei fondi nell'ambito del Piano di Azione e Coesione e dal maggiore coordinamento tra le Amministrazioni regionali e centrali, ma cruciale sarà il contributo dell'Agenzia per la coesione territoriale, “con il compito di svolgere verifiche e monitoraggi più sistematici nell'utilizzo delle risorse, di fornire maggior sostegno e assistenza tecnica alle Amministrazioni e alle Regioni interessate e di assumere, in alcuni casi, poteri sostitutivi”.

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Abuso di progetti retrospettivi

Nell’ambito dell’Obiettivo Competitività, soprattutto relativamente al FESR, la relazione segnala che in molti casi la spesa irregolare è risultata connessa a progetti cosiddetti 'retrospettivi', cioè finanziati originariamente con risorse nazionali e poi inclusi nella programmazione comunitaria, ma risultati non in linea con i requisiti stabiliti dalla normativa europea.

Le violazioni riguardano soprattutto il settore degli appalti, dall’affidamento dei subappalti alle procedure di selezione, alla pubblicità, si legge nel rapporto. In generale, però, la prassi di ricorrere a progetti retrospettivi per raggiungere gli obiettivi di spesa, avverte la Corte, “costituisce una negazione del principio di programmazione” dei fondi europei e del “principio di addizionalità della spesa comunitaria”.

> Relazione della Corte dei Conti sui rapporti finanziari con l'Unione europea

Author: Will Spaetzel / photo on flickr