Banda ultralarga – il Piano degli investimenti nelle aree bianche

Al via la consultazione sul Piano degli investimenti per la banda ultralarga nelle aree a fallimento di mercato

Banda ultralarga

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Circa 3 miliardi di euro per garantire la connessione a 30 mbps all'intera popolazione e l’85 per cento di copertura oltre i 100 mbps nelle aree a fallimento di mercato, le cosiddette aree bianche, in cui i privati non sarebbero disposti a investire senza l'intervento pubblico. Per raggiungere l'obiettivo il Ministero dello Sviluppo economico ha messo a punto un piano degli investimenti a intervento diretto, ora aperto alla consultazione sul sito di Infratel Italia spa.

Per 30 giorni i soggetti interessati potranno consultare il documento che riprende le modalità operative già individuate nella Strategia italiana per la banda ultralarga approvata dal Consiglio dei ministri il 3 marzo 2015 e confermata dal CIPE il 1 maggio scorso.

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Nella Strategia sono previsti diversi strumenti per la diffusione della banda ultralarga:

  • l’intervento diretto,
  • l’intervento mediante partenariato pubblico-privato (PPP),
  • l’intervento ad incentivo,
  • l’intervento mediante fondo di garanzia per il prestito agevolato,
  • l’intervento mediante agevolazioni fiscali,
  • il voucher per l’attivazione dei servizi di connettività.

Le risorse a disposizione per le aree bianche

Per quanto riguarda le aree a fallimento di mercato, in cui cioè non sono in corso, nè previsti nei tre anni successivi, investimenti con capitali privati, si è deciso di procedere unicamente mediante intervento diretto. Il regime di aiuto nazionale viene finanziato a valere sui fondi strutturali, in particolare il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), e dal Fondo Sviluppo e Coesione (FSC).

I fondi strutturali Ue garantiranno circa 1,8 miliardi di euro, compresi i 233,4 milioni previsti nel Programma Operativo Nazionale (PON) Imprese e Competitività 2014-2020 per la banda larga ultraveloce nelle aree produttive ricadenti nei Cluster C e D delle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia; il fabbisogno di risorse FSC per le aree bianche, invece, è pari a circa 1,6 miliardi di euro, a valere sui 2,2 miliardi sbloccati dalla Delibera CIPE n. 65-2015.

Il coordinamento e la ripartizione di queste risorse sono già stati definiti con l'Accordo quadro siglato l'11 febbraio scorso dal Ministero dello Sviluppo economico, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e le Regioni, cui stanno facendo seguito le intese tra il MISE e le singole amministrazioni regionali.

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La selezione dei beneficiari degli aiuti

Il modello ad intervento diretto prevede l’attribuzione dei finanziamenti per la progettazione, costruzione, manutenzione e gestione delle infrastrutture ad uno o più soggetti, individuati in base a procedura di selezione su base competitiva.

Mentre l'attività di costruzione delle infrastrutture, previa progettazione, è interamente finanziata con fondi pubblici, la gestione dei servizi wholesale (all'ingrosso) passivi e attivi di accesso alla rete, dedicati agli operatori telefonici nazionali o internazionali e ai rivenditori, è svolta da un soggetto concessionario, con risorse proprie, a fronte di un possibile canone di concessione.

Nel caso dei servizi wholesale attivi, laddove vi sia una domanda ragionevole da parte di operatori terzi, i costi per l’attivazione della rete possono essere coperti da finanziamento pubblico. In ogni caso, l’infrastruttura realizzata è interamente di proprietà pubblica, anche per quanto riguarda parti e apparati necessari a rendere attiva la rete.

Le attività vengono messe a gara in base al criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, garantendo la neutralità tecnologica, le caratteristiche di efficienza e assicurando per ogni area interessata almeno un punto di consegna neutro della rete di accesso, posizionato in modo da offrire una condizione favorevole alla realizzazione dell’interconnessione con le reti di backhaul degli operatori fissi e mobili presenti nello stesso territorio. Qualora l’infrastruttura intercetti un nodo fisso o mobile di un operatore già presente, il beneficiario del finanziamento pubblico è tenuto ad assicurarne l’accesso.

La durata degli affidamenti in concessione, chiarisce infine il piano, è di 20 anni. Laddove le attività messe a gara siano aggiudicate da un unico soggetto, questi dovrà detenere una contabilità separata in relazione a ciascuna di esse.

Al momento lo schema del bando di gara per gli investimenti a intervento diretto nelle aree bianche è all’attenzione dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), del Garante della concorrenza e del mercato (Agcm), dell'Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) e dell'Autorità per l’energia per i rispettivi pareri; una volta ricevuti, si procederà alla pubblicazione.

> Piano degli Investimenti mediante Intervento Diretto nelle Aree a Fallimento di Mercato