Codice appalti - parte la cabina di regia per il correttivo

Due mesi per la riforma del Codice. La partita del correttivo si giocherà entro fine gennaio e il testo sarà pubblicato ad aprile.

Appalti - foto di sebastianmichalke

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Ha detto questo la prima riunione della cabina di regia di Palazzo Chigi. La nuova struttura, guidata dal capo dell’ufficio legislativo della presidenza del Consiglio Antonella Manzione, si è ufficialmente insediata. E questo significa che, dopo un’attesa durata diverse settimane, si comincerà finalmente a mettere a punto il decreto che porterà miglioramenti al Codice appalti. Anche se la crisi di Governo potrebbe impattare in maniera negativa sulla partita, costringendo l’esecutivo a una proroga.

I tempi dell'intervento

Partiamo, allora, proprio dai tempi, che sono stati l’argomento centrale del primo incontro. Il termine per approvare la riforma è fissato dalla legge: il 18 aprile del 2017, a un anno dall’entrata in vigore del Codice. Il problema è che, però, il testo deve per forza rispettare una serie di passaggi formali, come i pareri delle commissioni parlamentari e il passaggio al Consiglio di Stato e in Conferenza unificata. Per completarli servono un paio di mesi.

Il tavolo guidato da Manzione, insomma, deve chiudere il suo lavoro entro la fine di gennaio, in modo da mettere in circolazione un testo definitivo già a febbraio e portare a casa tutti i pareri entro il mese di aprile. Quindi, ci sono due mesi in tutto.

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L'incognita della crisi di Governo

Anche se, con il Governo dimissionario, la partita potrebbe complicarsi molto: difficile che si riesca a lavorare con la crisi in atto. Per questo, secondo indiscrezioni che arrivano da Palazzo Chigi, è molto concreta la possibilità che il correttivo venga inserito nel Milleproroghe e che la scadenza di aprile 2017 venga rinviata, in modo da guadagnare qualche settimana.

I contenuti della manovra

Il tema dei tempi non è il solo ad essere stato affrontato dal tavolo di Palazzo Chigi. Si è, infatti, parlato anche di contenuti. E su quelli emergono delle tendenze che, ormai, sono piuttosto chiare. Su alcuni interventi esiste già un ampio margine di consenso, mentre su altri ci sarà ancora da discutere a lungo.

Novità sulla qualificazione

Quindi, nel testo entrerà certamente la riforma dei requisiti di qualificazione per il mercato dei lavori pubblici: significa che, anziché fare riferimento agli ultimi cinque anni di fatturati, le imprese potranno guardare più indietro, fino a dieci anni. Su questa misura si sono già espressi in maniera favorevole sia parlamentari che membri del Governo e dell’Anac.

Il prezzo più basso

Buone possibilità anche per un’altra misura: l’innalzamento a 2,5 milioni della soglia per l’aggiudicazione degli appalti al prezzo più basso, utilizzando però il metodo antiturbativa. Si potrebbe, quindi, restringere il raggio d’azione dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Allo stesso modo, dovrebbero entrare alcune limature, richieste dall’Anticorruzione, per le norme che prevedono che i commissari di gara siano esterni alle stazioni appaltanti.

Le misure in bilico

Ma l’elenco potrebbe essere ancora più lungo. Le piccole stazioni appaltanti, infatti, chiedono più margini di manovra per i piccoli bandi: potrebbero essere accontentate. Ancora, da più parti si chiedono integrazioni sul capitolo del subappalto, a partire dalla norma che impone l’indicazione a monte della terna dei subappaltatori: potrebbe essere rivista. Infine, nel decreto dovrebbe entrare anche il tema della progettazione, dando più peso al ruolo di professionisti e società di ingegneria.