Rapporto crescita 2015: Ue a Italia, avanti con riforme strutturali

Fratelli d'ItaliaRisanamento di bilancio e attuazione delle riforme strutturali. Sono le principali sfide cui l’Italia deve far fronte per rilanciare il proprio sistema economico, secondo il Rapporto sulla crescita 2015 della Commissione europea.

Pubblicato ogni anno dalla Commissione europea, il Rapporto analizza e monitora lo stato di crescita economica dei diversi Paesi dell’Unione. L’edizione 2015 del documento si concentra sulla situazione relativa al periodo 2013-2014.

PIL e debito pubblico

A causa dei bassi livelli di crescita della produttività, l’Italia continua a fare i conti con significativi squilibri macroeconomici, tra cui il livello molto elevato del debito pubblico e la debolezza della competitività esterna. Il PIL reale del Paese è sceso ai livelli dei primi anni 2000, mentre il PIL della zona euro è superiore di oltre il 10%.

Inoltre, il rapporto tra debito pubblico e PIL continua a crescere. Nel 2014 tale rapporto è aumentato di circa 4 punti percentuali, raggiungendo il 132%, mentre per il 2015 è atteso un ulteriore aumento dell’1%.

Investimenti

Dallo scoppio della crisi gli investimenti produttivi in Italia sono diminuiti in misura significativa, più che nel resto della zona euro. In rapporto al PIL, gli investimenti sono scesi dal 21,6% del 2007 al 17,8% del 2013, cioè un punto e mezzo al di sotto della media europea (19,3%). Questa tendenza è andata avanti anche nei primi 9 mesi del 2014, in particolare nel settore delle costruzioni (-3,4%), ma anche in quello dei macchinari e delle attrezzature (-1,7%).

Questa diminuzione ha interessato sia gli investimenti pubblici che quelli privati. Nel settore pubblico gli investimenti hanno subito una flessione del 18% nel periodo 2008-2013, e il peso rispetto al PIL è passato dal 2,9% del 2007 al 2,4% del 2013. Nel settore privato, invece, l'incidenza degli investimenti rispetto al PIL è scesa dall’11,3% del 2007 al 9,5% del 2013. Anche gli investimenti delle famiglie e del settore non-profit sono stati colpiti, sebbene in misura minore, con una quota del PIL pari al 6% nel 2013 (-1,3% rispetto al 2007).

Sistema bancario

Il perdurare della crisi ha reso ancora più evidente la vulnerabilità insita nel legame tra banche e imprese in Italia. Questa vulnerabilità reciproca è dovuta all'esistenza di un numero significativo di imprese sovraindebitate, al deterioramento della solidità finanziaria e dell'affidabilità creditizia delle imprese.

Il prezzo più alto lo pagano le PMI, a causa della loro forte dipendenza dai finanziamenti bancari e dell'elevata leva finanziaria. Questa situazione si riflette nell'aumento dei tassi di interesse applicati dalle banche sui nuovi prestiti alle PMI italiane.

Il rapporto riconosce però gli sforzi delle autorità italiane per diversificare le fonti di finanziamento delle imprese, con l'intento di diminuire la dipendenza dalle banche.

Disoccupazione e povertà

Nel 2014 il tasso di disoccupazione italiano ha raggiunto il massimo storico del 12,8%; secondo le previsioni d'inverno 2015 della Commissione europea, nel biennio 2015-2016 il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere al di sopra del 12%. Tuttavia, le misure adottate di recente dal Governo per sostenere la creazione di posti di lavoro, la riduzione del cuneo fiscale e gli incentivi fiscali a favore dei nuovi contratti a tempo indeterminato, potrebbero favorire nuove assunzioni e influire in senso positivo sulle previsioni della Commissione.

All’aumento della disoccupazione si affianca anche la crescita della povertà e dell'esclusione sociale. Tra il 2008 e il 2013, infatti, il numero dei soggetti a rischio è aumentato di oltre il 14%, per un totale di 2.227.000 persone.

Conclusioni

Secondo la Commissione europea, l'Italia ha compiuto qualche progresso nel dare seguito alle raccomandazioni fatte nel 2014 da Bruxelles. Tra gli interventi più importanti ci sono:

  • la riduzione degli oneri fiscali sul lavoro,
  • la riforma in corso del mercato del lavoro,
  • alcuni miglioramenti nel sistema dell'istruzione, nella governance e nel settore bancario,
  • un disegno di legge in materia di concorrenza.

Tuttavia, in molti settori i progressi sono stati più limitati e a volte rinviati, come:

  • la revisione della spesa (spending review), 
  • il programma di privatizzazioni,
  • gli interventi in materia di lotta contro la corruzione.

La Commissione individua, inoltre, le principali sfide che l’Italia deve affrontare:

  • il risanamento di bilancio,
  • l'attuazione delle riforme strutturali per accrescere la produttività,
  • il superamento delle strozzature infrastrutturali,
  • l'efficienza del sistema fiscale, della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario.

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Rapporto sulla crescita 2015

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