Piano Juncker: BEI-Comitato Regioni, sfruttare FEIS e fondi strutturali

BEI - Author: International Transport Forum / photo on flickr Garantire la complementarietà tra i fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020 e le risorse mobilitate, nell'ambito del Piano Juncker, attraverso il Fondo europeo per gli investimenti strategici. E' l'obiettivo del Piano d'azione lanciato dalla Banca europea degli investimenti (BEI) e dal Comitato delle Regioni.

Fondo europeo per gli investimenti strategici

Il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), che sarà istituito dalla Commissione Ue in partenariato con la Banca europea per gli investimenti, è il perno del Piano Juncker per la crescita nell'Ue. Lo strumento disporrà di 16 miliardi di euro provenienti dal bilancio dell’Unione (Connecting Europe facility e Horizon 2020) e di 5 miliardi di euro della BEI e punta a mobilitare circa 315 miliardi grazie a un effetto moltiplicatore per cui ogni euro garantito dalla Commissione ne produrrebbe almeno quindici in investimenti di privati e governi nazionali.

Il Fondo favorirà investimenti nell'economia reale, nelle infrastrutture e a supporto delle PMI e delle società a media capitalizzazione, per sostenere l'occupazione, la crescita a lungo termine e la competitività dell'Ue e sarà affiancato da un hub europeo di consulenza per l'individuazione e lo sviluppo dei progetti in tutta l'Unione.

Il FEIS sarà aperto ai contributi degli Stati membri, direttamente o attraverso le banche promozionali nazionali, sia per integrare i contributi del bilancio dell'Unione e della BEI e aumentare la capacità di assunzione del rischio, che mediante piattaforme di co-investimento o cofinanziando alcuni progetti e attività transnazionali. I contributi nazionali versati al Fondo europeo per gli investimenti strategici non saranno computati nei limiti del patto di stabilità e i Paesi con un disavanzo superiore al 3% del PIL potranno ottenere maggiori margini di manovra se i rispettivi governi avranno avviato le necessarie riforme strutturali.

Gli Stati membri potranno utilizzare anche i fondi strutturali per investire in progetti sostenuti dal FEIS e in generale sono incoraggiati a massimizzare l'effetto moltiplicatore delle risorse europee attraverso un maggiore uso di strumenti finanziari in forma di prestiti, equity e garanzie, in alternativa alle sovvenzioni tradizionali. E' il caso dell'Iniziativa PMI lanciata lunedì da Spagna e Commissione europea, che destina a 800 milioni di euro di fondi strutturali non spesi dalle Regioni spagnole a un Fondo di garanzia con un effetto leva stimato in almeno 3,2 miliardi.

Il Fondo europeo per gli investimenti strategici è aperto anche a enti esterni all'Unione europea, previo consenso dei contribuenti esistenti e fermo restando che la Commissione e la BEI non dovranno mai risultare in minoranza.

I progetti finanziabili dal FEIS

Per essere finanziati dal Fondo europeo per gli investimenti strategici i progetti devono essere:

  • economicamente sostenibili,
  • sufficientemente maturi per essere valutati su base globale o locale;
  • in linea con le priorità politiche dell'Unione (come, ad esempio, il pacchetto clima ed energia 2030 e la strategia Europa 2020).

In particolare, le operazioni devono perseguire obiettivi quali:

  • lo sviluppo di infrastrutture digitali, dei trasporti, soprattutto nei centri industriali, ed energetiche;
  • investimenti in istruzione, sanità, innovazione, ricerca e sviluppo, tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
  • espansione delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica;
  • progetti infrastrutturali nei settori ambientale, delle risorse naturali, dello sviluppo urbano e sociale;
  • sostegno finanziario alle società che hanno fino a 3mila dipendenti.

Un rapporto della Task Force sugli investimenti, pubblicato il 9 dicembre, ha già identificato 2mila progetti di sviluppo in tutto il territorio europeo, per un valore complessivo di 1300 miliardi di euro, in base alle proposte presentate dagli Stati membri. La relazione, tuttavia, non condiziona gli impegni di finanziamento da parte della Commissione e della BEI, ma rappresenta solo un primo passo verso la creazione di una massa critica di progetti potenzialmente finanziabili, che saranno poi confermati o meno solo in base a criteri di qualità, senza prevedere quote per paese o di settore.

Piano d'azione BEI-Comitato delle Regioni

In questo quadro si colloca il Piano d'azione lanciato dalla BEI e dal Comitato delle Regioni per coinvolgere gli amministratori locali e regionali nell'iniziativa ed evitare che, in assenza di una ripartizione delle risorse prestabilita, aumenti il divario tra le aree più svantaggiate e quelle più sviluppate.

Il Piano parte dalla convinzione che il FEIS debba essere complementare ai fondi europei a disposizione delle Regioni per il settennato 2014-2020 e che le risorse pubbliche debbano essere utilizzate in modo innovativo per attivare strumenti finanziari con effetto moltiplicatore e non per la semplice concessione di sussidi.

La BEI, quindi, ha spiegato il presidente Werner Hoyer, coopererà con gli Stati membri, le regioni, le banche nazionali e regionali e gli investitori privati per garantire “il migliore e più efficiente uso possibile dei fondi pubblici", a partire dall'attuazione dei 160 Programmi operativi nazionali e regionali già approvati dalla Commissione europea. Gli esperti della BEI parteciperanno alle commissioni di lavoro del Comitato delle Regioni, che nella sessione plenaria di aprile è chiamato ad approvare un parere sulla governance del FEIS. Una serie di incontri e forum, a livello europeo e nei singoli territori, inoltre, contribuiranno a diffondere le conoscenze sulle possibilità offerte dalla Banca europea degli investimenti.

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Photo credit: International Transport Forum / Foter / CC BY-NC-ND