Stato Unione - azioni concrete su investimenti esteri, migrazione e sicurezza

Tra le priorità del 2017, un piano di investimenti extra-Ue, azioni concrete per migrazione e sicurezza e un impianto di difesa innovativo.

Investments in Africa - Photo credit: US Army Africa via Foter.com / CC BY

Discorso Stato Unione - Juncker illustra priorita' per il 2017

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Nel suo discorso sullo Stato dell'Unione, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha annunciato gli interventi prioritari che l'Ue deve attuare nei prossimi mesi in materia di investimenti esteri, migrazione, sicurezza, controllo delle frontiere esterne e politica di difesa.

Piano europeo per investimenti esterni

Nell’ambito del Piano europeo per gli investimenti esterni (PEI, in inglese European External Investment Plan, EEIP), Juncker ha annunciato lo stanziamento di 1,4 miliardi di euro per il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile, al fine di incoraggiare gli investimenti in Africa e nel Vicinato europeo.

Il piano si rivolgerà a partner privati e avrà il duplice obiettivo di affrontare le cause profonde della migrazione e  di stabilizzare i Paesi del Vicinato, contribuendo al tempo stesso al conseguimento di altri obiettivi di sviluppo.

Questo "ambizioso piano", ha detto Juncker, potrà raccogliere investimenti potenziali per 44 miliardi di euro, destinati a diventare 88 miliardi, "se anche gli Stati membri metteranno mano al portafoglio". La logica alla base dello strumento, ha spiegato il numero uno della Commissione, è la stessa che ha funzionato per il piano di investimenti interno: verranno usati fondi pubblici come garanzia per attirare investimenti pubblici e privati.

L'intervento si rende necessario in virtù della situazione particolarmente complicata che si è delineata negli ultimi anni nell'area intorno all'Europa. Nei Paesi in via di sviluppo (PVS) la crescita economica ha raggiunto il suo livello più basso dal 2003 e le sfide principali rimangono lo sviluppo inclusivo e sostenibile e la creazione di posti di lavoro. Il clima degli investimenti e il contesto politico generale nel Vicinato dell'Ue e in Africa non sono sempre favorevoli agli investimenti del settore privato e ciò è particolarmente evidente nei Paesi più fragili, colpiti da conflitti e violenza, alcuni dei quali sono il punto di partenza di tanti migranti irregolari.

Gli investimenti diretti esteri (IDE) e altri flussi finanziari privati sono diminuiti in tutti i Paesi in via di sviluppo dall'inizio della crisi finanziaria del 2008. Nel 2012, solo il 6% (34,6 miliardi di euro) degli IDE totali destinati ai PVS è andato ai Paesi che figurano nell'elenco degli "Stati fragili". Qui vi è stato un investimento medio di 27 euro pro capite, rispetto a una media in altri PVS di 128 euro pro capite. Tra quelli che figurano nell'elenco degli Stati fragili, la maggior parte degli IDE è attratto dai Paesi ricchi di risorse, con il 72% concentrato in appena dieci Paesi nel 2012. Ciò mostra chiaramente un divario tra gli investimenti e il valore aggiunto che un'azione mirata da parte dell'Unione europea può avere.

Il PEI, spiega la Commissione nella comunicazione pubblicata contestualmente al discorso di Juncker, definisce un "approccio coerente e uniforme" e "la sua attuazione permetterà all'Ue di dare l'esempio nello sviluppo di partenariati più efficaci con i Paesi partner e, allo stesso tempo, nell'attuazione di impegni internazionali sul finanziamento dello sviluppo". I contributi, si legge ancora, restano essenziali, ma "è necessario andare oltre l'aiuto allo sviluppo classico, utilizzando garanzie e strumenti finanziari innovativi per sostenere gli investimenti, il commercio, la mobilitazione delle risorse interne e il buon governo e per moltiplicare l'impatto sul territorio".

Il PEI, continua la comunicazione, migliorerà l'utilizzo dei fondi pubblici e il modo in cui le autorità pubbliche e gli investitori privati lavorano insieme su progetti di investimento. Il tutto facendo leva su risorse provenienti dall'Unione europea, dagli Stati membri, da altri donatori, dalle istituzioni finanziarie e dal settore privato. Inoltre, il Piano "offre la garanzia per il settore privato di investire in contesti politicamente più rischiosi di altri e affronta i fattori chiave che rendono possibile l'attrazione di investimenti privati dove gli investitori altrimenti non potrebbero andare".

Gli investimenti, è bene specificarlo, saranno principalmente mirati a migliorare le infrastrutture sociali ed economiche e a sostenere  le PMI, la microfinanza e i progetti per creare posti di lavoro.

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Migrazione, sicurezza e frontiere esterne

Il presidente Juncker ha poi annunciato risorse per 2,5 miliardi di euro a sostegno delle attività in corso nei settori della migrazione, della sicurezza e del controllo delle frontiere esterne. In particolare, il capo della Commissione ha definito una serie di azioni pratiche e operative per accelerare l'attuazione dell'Agenda europea sulla migrazione e dell'Agenda europea sulla sicurezza e per promuovere una vera e propria Unione della sicurezza. Di seguito, le misure concrete citate nel discorso:

Guardia costiera e di frontiera europea: la nuova agenzia, che, diversamente da Frontex, può anche attingere a una riserva di persone e attrezzature, assicurerà una "gestione forte e condivisa delle frontiere esterne". Per aiutare i Paesi Ue, la struttura individuerà le principali criticità e, se del caso, interverrà per correggerle prima che diventino preoccupanti. "La Commissione, Frontex e gli Stati membri hanno già iniziato i lavori preparatori, che, ha spiegato Juncker - saranno ulteriormente accelerati affinché l'agenzia diventi operativa quanto prima". L'Esecutivo Ue, inoltre, si muoverà per stringere accordi con i Paesi terzi e "adottare le proposte di bilancio necessarie per consentire all'agenzia di assumere rapidamente personale supplementare". In tale contesto, i Paesi Ue sono quindi "invitati a garantire la disponibilità immediata dei contributi nazionali alla riserva di guardie di frontiera e di attrezzature e a ovviare alle attuali carenze in risposta alle richieste di esperti per le operazioni Frontex in Grecia, Italia e Bulgaria".

Sistema di ingressi/uscite: il sistema di ingressi/uscite dell'Ue (EES), proposto dalla Commissione il 6 aprile 2016 insieme a una modifica del codice delle frontiere Schengen, migliorerà la gestione dei confini esterni e ridurrà la migrazione irregolare verso il territorio comunitario. Il tutto, ha spiegato Juncker, contribuendo anche a "combattere il terrorismo e la criminalità organizzata" e garantendo "un livello elevato di sicurezza interna". Il sistema raccoglierà dati quali documenti d'identitàdocumenti di viaggio e gli elementi biometrici e registrerà gli ingressi e le uscite ai valichi di frontiera. Il sistema, ha concluso il presidente, sarà applicato a tutti i cittadini di Paesi terzi ammessi per un soggiorno di breve durata nello spazio Schengen.

Sistema europeo di informazione e autorizzazione per i viaggi: lo strumento, sul modello del sistema statunitense ESTA, è stato annunciato dalla Commissione ad aprile scorso al fine di assicurare un livello supplementare di controllo per i cittadini esenti dall’obbligo del visto. L'ETIAS - questo l'acronico del sistema - verificherebbe, infatti, l'ammissibilità dei cittadini di Paesi terzi che non hanno l’obbligo del visto per entrare nello spazio Schengen e analizzerebbe l'esistenza di eventuali rischio in termini di sicurezza o di migrazione. Si attendono per ottobre i risultati di uno studio di fattibilità sull'ETIAS richiesto dalla Commissione europea.

Potenziamento di Europol: In quanto principale strumento dell'Ue per rafforzare la cooperazione tra le autorità nazionali competenti in materia di sicurezza, Europol collaborerà con la Commissione per rafforzare ulteriormente le capacità dell'agenzia in materia di lotta al terrorismo, ma anche il suo lavoro per contrastare il traffico di migranti e la cibercriminalità.  Fondamentale, in tal senso, sarà il lavoro da parte degli Stati membri per migliorare l'accesso di Europol alle principali banche dati e la creazione di poli per lo scambio di informazioni, al fine di creare una piattaforma per la condivisione delle informazioni sul terrorismo o su altre gravi minacce transfrontaliere per la sicurezza.

Sicurezza dei documenti di viaggio: questo aspetto è fondamentale per stabilire l'identità di una persona e dunque per prevenire gli abusi e le minacce per la sicurezza internazionale derivanti dalla facilità con cui determinati documenti possono essere falsificati. In tal senso la Commissione sta cercando nuovi modi per rafforzare la sicurezza dei documenti elettronici e migliorare la gestione dei documenti d'identità. Entro questo dicembre la Commissione adotterà un piano d'azione in merito, al fine di rendere più sicuri i permessi di soggiorno, i documenti d'identità e i documenti di viaggio provvisori.

Politica di difesa

"L’Europa - ha detto Juncker - non può più permettersi di fare affidamento sulla potenza militare degli altri o di consentire che il suo onore in Mali sia difeso solo dalla Francia", e deve assumersi la responsabilità di proteggere i propri interessi e "il modo di vivere europeo".

Per una difesa europea forte, ha continuato il numero uno dell'Esecutivo Ue, è necessaria "un’industria della difesa innovativa". E dunque in tal senso che la Commissione europea intende proporre prima della fine dell’anno "un Fondo europeo per la difesa, che dia un forte impulso alla ricerca e all’innovazione".

Juncker ha poi aggiunto sul tema che è giunto il momento che gli Stati membri sfruttino la possibilità, prevista dal trattato di Lisbona, "di mettere insieme le loro capacità di difesa sotto forma di cooperazione strutturata permanente". "Solo lavorando insieme - ha concluso - l’Europa sarà in grado di difendersi, sia al proprio interno che all’estero".

Photo credit: US Army Africa via Foter.com / CC BY