Il mercato gradisce l'emissione di minibond

Emissione mini bondCrescono in Italia i minibond, i titoli di debito alternativi rispetto al credito bancario, lo rileva un report del Politecnico di Milano

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Emissioni di minibond in aumento, con sempre più imprese, soprattutto PMI, che scelgono di diversificare le proprie fonti di finanziamento ricorrendo a titoli di debito (obbligazioni e cambiali finanziarie) emessi da società quotate o non quotate in Borsa.

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I numeri dei minibond in Italia

I minibond sono titoli di debito emessi dalle imprese sul mercato mobiliare e sottoscritti da investitori professionali e qualificati, che a fronte della raccolta di capitale (che viene poi rimborsato secondo modalità predefinite) offrono una remunerazione contrattualmente stabilita attraverso il pagamento di cedole.

Il Politecnico di Milano ha individuato 222 imprese, di cui 104 PMI, che dal 2002 al 31 dicembre 2016 avevano collocato in tutto 292 minibond in Italia.

Nel solo 2016 sono state registrate 88 emittenti (21 in più rispetto al 2015), di cui 74 si sono affacciate sul mercato per la prima volta e il 53% classificabili come PMI (erano il 43% nel 2015), per un totale di 106 emissioni. Di queste 106 emissioni, per un controvalore totale di 3,57 miliardi di euro, 89 erano sotto la taglia di 50 milioni di euro, mentre se si guarda al campione totale 2002-2016 il 50% delle emissioni risulta sotto la soglia di 5 milioni di euro.

L'84% delle emittenti del 2016 erano società per azioni, mentre in termini di fatturato la fascia più numerosa del campione si concentrava fra i 100 e i 500 milioni di euro e il settore più rappresentato era il manifatturiero, con prevalenza delle Regioni del Nord.

Quanto alle ragioni del collocamento, nel 62% dei casi l'obiettivo è stato quello di finanziare la crescita interna dell’azienda, seguito dalla ristrutturazione delle passività dell’impresa, dalle strategie di crescita esterna tramite acquisizioni e dal bisogno di alimentare il ciclo di cassa del capitale circolante. Contenuta la redditività delle operazioni, ma in leggero miglioramento, mentre sono stati rari i casi di default e le situazioni a rischio di insolvenza.

Le ragioni del successo dei minibond

Nonostante nel 2016 le condizioni di accesso al credito siano migliorate, nel corso dell'anno l’opzione del minibond si è ulteriormente affermata quale fonte di finanziamento alternativa e complementare ai finanziamenti bancari. Anche la piattaforma di scambio ExtraMOT PRO gestita da Borsa Italiana ha sperimentato una crescita lo scorso anno, secondo il rapporto del Politecnico grazie a "procedure di ammissione semplici, rapide e poco costose" - 2.500 euro una tantum, indipendentemente dalla durata del titolo; 500 euro se il titolo è già quotato su altri mercati (dual listing) - e alla "possibilità di accedere alla piattaforma OPS per il collocamento iniziale dei titoli".

Più in generale, secondo il rapporto, le ragioni della crescita del mercato dei minibond sono da ricondurre ad almeno tre fattori:

  • le PMI identificano questo strumento come una via “più semplice e meno impegnativa rispetto ad altre alternative come la quotazione in Borsa o il private equity, nella direzione di una maggiore maturità manageriale dell’impresa”;
  • gli investitori specializzati nel campo del private debt sono stati capaci di capitalizzare le competenze acquisite nei primi anni di attività semplificando i processi e riducendo i costi delle operazioni;
  • l'interesse verso il 'fintech' sta alimentando gli investimenti in piattaforme “che potrebbero in futuro facilitare l’incontro fra domanda e offerta di capitale per le PMI, anche per i minibond”.

Anche le prospettive per il 2017 sembrano quindi positive, conclude il rapporto, auspicando che nel corso dell'anno vi siano iniziative dirette a sfruttare le potenzialità ancora inesplorate, a partire dalle cartolarizzazioni dei minibond e dei project bond.  

> Terzo Report italiano sui minibond