Appalti - documento unico, in Italia nodi Mit e contenzioso

Il nuovo sistema di verifica telematica dei requisiti non sarà un problema per le imprese, ma potrebbe portare molto lavoro alla Pa

Author: Palazzochigi / photo on flickr

Adempimenti delle imprese già sostanzialmente allineati alle indicazioni del Documento unico di Bruxelles. Mentre il Ministero delle Infrastrutture dovrà lavorare all’implementazione del nuovo sistema telematico, ristrutturando la banca dati Avcpass. E, in mezzo, ci sarà da risolvere la questione del gigantesco contenzioso collegato ai requisiti.

Il varo del Documento unico di gara europeo, appena approvato dalla Commissione, pone una serie di questioni al nostro paese. Da un lato, abbiamo un sistema tra i più avanzati in Europa ma, dall’altro, restano alcune distorsioni da correggere nell’ambito della nuova legge delega sugli appalti.

La novità di Bruxelles

Il nuovo Documento unico di gara europeo è stato approvato dalla Commissione con l’obiettivo di ridurre e standardizzare gli adempimenti burocratici, soprattutto per le piccole e medie imprese. Bruxelles, però, spiega che non tutti i paesi membri si trovano allo stesso livello quando si parla di attestazioni dei requisiti di partecipazione alle gare. In alcuni casi, infatti, esistono delle forme di autodichiarazione, mentre altri sono più indietro e chiedono ancora che le imprese forniscano delle prove documentali, relative ai loro requisiti, sia soggettivi che di capacità economico finanziaria.

Le indicazioni della riforma appalti

Bisogna, allora, capire qual è la situazione dell’Italia. Anzitutto, il Documento unico di gara europeo è uno dei cardini della riforma appalti, attualmente in fase di discussione in terza lettura al Senato. La lettera aa) del disegno di legge delega in approvazione, infatti, prevede che, a favore delle piccole e medie imprese, “al fine di ridurre gli oneri documentali, i partecipanti alle gare possano utilizzare il Documento di gara unico europeo (Dgue) o analogo documento predisposto dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per autocertificare il possesso dei requisiti”. Quindi, il nuovo Documento sarà esplicitamente inserito nella versione finale del Codice appalti aggiornato. Ma questo non esaurisce la descrizione della situazione italiana.

Già adesso, infatti, il nostro sistema è molto vicino alle indicazioni del Documento unico di gara europeo, almeno se consideriamo la parte relativa agli operatori economici. Il principio del Dgue, infatti, è che le imprese autocertifichino in maniera elettronica i propri requisiti di partecipazione alle procedure. Le verifiche documentali, e le successive dimostrazioni di idoneità, andranno fatte soltanto a carico dell’azienda vincitrice dell’appalto. Il sistema dovrà diventare obbligatorio a partire da aprile del 2018.

Il lavoro del Mit

In Italia, secondo un sistema mutuato dal Documento unico, le imprese autodichiarano il possesso dei requisiti inseriti nei bandi di gara, sotto la propria responsabilità. Sono le stazioni appaltanti che devono operare la verifica, utilizzando già oggi un sistema interamente telematico: si tratta dell’Avcpass, la banca dati dei requisiti creata presso l’Anac che, nei prossimi mesi, passerà in capo al Ministero delle Infrastrutture. Con il nuovo assetto, allora, il Mit fisserà le regole per l’acquisizione del Documento di gara e, poi, andrà a regolare la verifica delle dichiarazioni. Sarà soprattutto il Mit, allora, a dover lavorare per l’implementazione del Documento unico.

Il problema del contenzioso

Resta in ballo, poi, un’altra questione. Al momento, la verifica dei requisiti viene effettuata a campione, prima dell’apertura delle buste, sul 10% dei partecipanti. Ragioni di semplificazione, invece, hanno portato la Commissione a richiedere che le verifiche vengano effettuate soltanto sul vincitore. Più che sulle modalità di attestazione, allora, il nuovo Codice dovrà agire sulla parte relativa al controllo dei requisiti da parte delle stazioni appaltanti, per cercare di ridurre il contenzioso. L’articolo 38 del Codice (sui requisiti generali) rappresenta da solo la gran parte del contenzioso in materia di appalti pubblici. Non a caso la delega, nel corso del passaggio alla Camera, ha introdotto un rito speciale abbreviato proprio in materia di requisiti.