Rome Investment Forum - rilanciare lo sviluppo del Mediterraneo

La finanza per lo sviluppo al centro della seconda giornata di lavori del Rome Investment Forum 2016.

Gianni Pittella - Photo credit: Party of European Socialists via Foter.com / CC BY-NC-SA

Rome Investment Forum - investimenti pubblici e privati per la crescita

Rome Investment Forum - le prossime sfide del Piano Juncker

La parola chiave per comprendere la politica europea del Mediterraneo è stagnazione.

"Le cause di questa stagnazione sono molteplici, in primis un orientamento politico dell'Unione europea sempre più orientato lungo l'asse est-ovest (penso al TTIP, l'accordo commerciale e per gli investimenti in fase negoziale tra Ue e Usa e ai rapporti con i Paesi dell'Europa orientale). Abbiamo bisogno di un nuovo approccio, incardinato su due dimensioni: politica estera e nuovo patto per lo sviluppo". Così il capogruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo e candidato alla presidenza a Strasburgo Gianni Pittella in apertura dei lavori.

Dietro a uno sforzo maggiore per concentrare gli investimenti verso il Sud del Mediterraneo, ha notato ancora l'eurodeputato, dev'esserci un'Europa rinnovata, in grado di "proporre un modello di sviluppo più sostenibile".

Stagnazione è la parola che meglio rappresenta la situazione attuale secondo Giovanni Ajassa, responsabile del centro studi di BNL Gruppo BNP Paribas, che nel corso del dibattito parla di "stagnazione secolare", il cui sintomo più evidente è rappresentato dal calo delle esportazioni e dalla contrazione del commercio mondiale. "Per uscirne dobbiamo spostare l'attenzione sugli investimenti, creature delicate che hanno bisogno di incentivi di ordine economico e politico".

Restaurare la competitività del Sud del Mediterraneo è la priorità indicata Hassan Abouyoub, ambasciatore del Regno del Marocco in Italia. Per farlo è necessario affrontare una serie di questioni: "ridare fiducia agli investitori e restaurare la pace", affrontare il tema della governance e "creare le condizioni per far emergere una politica fiscale, alla base del risparmio e degli investimenti". "Abbiamo perso troppo tempo, dobbiamo aprire un vero dialogo per lo sviluppo del Mediterraneo", ha sottolineato l'ambasciatore.

Snellire il processo decisionale europeo

In conclusione dei lavori Pittella e Abouyoub hanno proposto alcune ricette per rilanciare la finanza per lo sviluppo del Mediterraneo. Per il candidato alla presidenza del Parlamento europeo si tratta, innanzitutto, di snellire il processo decisionale europeo; necessaria poi "un'istituzione che metta insieme e dia garanzie agli investitori privati, purché si superi la logica della tripla A".

L'ambasciatore suggerisce di abbandonare i finanziamenti a fondo perduto, che "non servono a niente". "Dobbiamo poi ripensare il modello di finanziamento, dando priorità al risk assesment e al risk mitigation".

Il tempo ha vinto la sua battaglia sia contro lo spazio che contro il denaro

E' l'espressione scelta da Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia Spa per descrivere lo stato dell'arte degli investimenti. "Vuol dire che i luoghi in cui si producono beni e servizi non sono per forza quelli in cui sussistono le condizioni di base per produrli: si produce una quantità crescente di beni e servizi, e quindi di ricchezza, nei luoghi del mondo dove ciò è semplice e veloce".

Situazione che ha una conseguenza immediata: le masse finanziarie che possono trasformarsi in investimenti "vengono allocate non più dove i sistemi nazionali forniscono gli incentivi finanziari perché ciò accada, ma dove sono certi che questa massa monetaria produca reddito in tempo sufficientemente breve e con una certa sicurezza". In altre parole, "si investe se si è sicuri che in un tempo ragionevole quell'investimento diventerà ricchezza".

Piano europeo per gli investimenti esterni (PIE)

Si è soffermato sulle misure adottate in tal senso da Bruxelles Alessandro Carano della DG Trasporti. Focus, in particolare, sul Piano europeo per gli investimenti esterni (PIE), proposto dalla Commissione a settembre scorso: uno strumento che consentirà di stimolare gli investimenti in Africa e nei paesi del vicinato dell’Ue, in particolare per sostenere le infrastrutture economiche e sociali e le PMI, mediante la rimozione degli ostacoli agli investimenti privati. Con un contributo di 3,35 miliardi di euro dal bilancio dell’Unione e dal Fondo europeo di sviluppo, il PIE sosterrà le garanzie innovative e strumenti analoghi a copertura degli investimenti privati, per mobilizzare fino a 44 miliardi di euro di investimenti.

Una sorta di versione estera del Piano Juncker, pensata per "affrontare la sfida della migrazione anche pensando al lato degli investimenti". Ora, ha sottolineato Carano, si tratta di agire per federare “le risorse Ue e non Ue verso investimenti in collaborazione con i paesi partner del Mediterraneo e dell'Africa, non solo sul piano degli investimenti finanziari ma anche dell'assistenza tecnica”, attraverso il trasferimento di competenze.

Bruxelles intende così "creare un clima favorevole agli investitori attraverso il dialogo settoriale, bilaterale e multilaterale, per far sì che in questi Paesi si instaurino un regime di partenariato pubblico-privato e standard di sicurezza affidabili". In generale, "c'è bisogno di avvicinare il mondo della finanza pubblica e il mercato dei capitali".

"Rispondere all'emergenza e porre le basi per un partenariato". Principi che, secondo la presidente della commissione Cultura e Istruzione al Parlamento europeo Silvia Costa, intervenuta a sorpresa nel corso del panel, vanno colti anche sotto il profilo culturale. Oltre al Piano europeo per gli investimenti esterni, dunque, è “necessario creare una piattaforma” culturale e educativa, una sorta di "corridoio educativo" necessario non solo per le istituzioni universitarie e scolastiche, ma anche per gli imprenditori.

Il Sud del Mediterraneo "diventi un'area integrata", che faciliti gli investimenti dalla sponda Nord

A sottolineare il ruolo del venture capital, Innocenzo Cipolletta, presidente dell'Associazione AIFI: "I fondi di private equity potrebbero investire nella sponda Sud del Mediterraneo, portando il capitale privato a finanziare imprese e infrastrutture".

Necessario però tutelare gli investitori: "i privati non possono assumersi il rischio politico o istituzionale; si potrebbe sviluppare un sistema di garanzie europeo che copra i rischi di questo genere". Importante però creare una rete tra imprese e investitori delle due sponde del Mediterraneo: Cipolletta lancia in particolare un appello al Sud del Mediterraneo affinché "diventi un'area integrata", che faciliti gli investimenti dalla sponda Nord.

Photo credit: Party of European Socialists via Foter.com / CC BY-NC-SA