MIT - Fondo progettazione a secco nel 2017

Fondo progettazione - Author: USACE HQ / photo on flickr Prime risorse soltanto nel 2018, con impegni di spesa per 30 milioni di euro.

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Il Fondo progettazione del Ministero delle Infrastrutture partirà con il freno a mano tirato. Lo dicono le tabelle del Ministero dell’Economia, appena pubblicate, sugli impieghi di dettaglio previsti nell’ambito del Fondo investimenti di Palazzo Chigi da 47 miliardi di euro. Nel 2017 non ci saranno risorse a disposizione dei progetti della pubblica amministrazione. Il denaro arriverà soltanto tra il 2018 e il 2019, quando saranno messi sul tavolo 60 milioni di euro complessivi.

Cosa dice il Codice appalti

Il Fondo progettazione è uno strumento previsto dal Codice appalti, che chiede al Ministero delle Infrastrutture di approvare un decreto nel quale definire i limiti per l’utilizzo del nuovo plafond. Inoltre, strumenti simili esistono già nel nostro Paese. Se n’è dotata la Cassa Depositi e Prestiti, ma anche il Ministero dell’Ambiente ha messo in piedi un fondo per la materia del dissesto idrogeologico.

L'esempio dell'Ambiente

Proprio il caso dell’Ambiente è quello più recente: si trattava di un plafond da 100 milioni di euro, da dividere tra le Regioni, secondo un meccanismo rotativo. In pratica, prima viene finanziata la progettazione e, quando la Regione incassa il finanziamento definitivo, rimette il denaro nel fondo, in modo tale da consentire l’attivazione di altri progetti. L’assenza di elaborati, infatti, ha anche l’impatto pratico di non consentire alle Pa di chiedere l’assegnazione definitiva dei fondi.

Come funziona lo strumento

Il fondo del Ministero delle Infrastrutture avrà un funzionamento diverso dai casi visti finora: la sua attivazione è prevista nell’ambito del Fondo investimenti da 47 miliardi di euro che il Ministero dell’Economia ha da poco definito con decreto e che, in questi giorni, è all’approvazione delle Camere, che lo stanno esaminando per il loro parere.

La programmazione del MEF

E proprio in Parlamento è emersa una novità molto significativa. Riguarda, anzitutto, il valore esatto del plafond: sarà pari a 860 milioni di euro. Per impegnare tutto questo denaro, però, bisognerà aspettare molti anni. Gran parte delle risorse è, infatti, programmata tra il 2020 e il 2032.

Prime risorse nel 2018

Addirittura, in base alle tabelle portate dal Ministero dell’Economia alla Camera, il fondo non potrà impegnare neppure un euro nel corso del 2017. Andrà un po’ meglio nel 2018, quando saranno impegnabili i primi 30 milioni di euro. Stesso discorso nel 2019, quando arriveranno altri 30 milioni. Tra il 2020 e il 2032, invece, saranno messi sul tavolo 800 milioni di euro.

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Il potenziale di spesa

Insomma, il potenziale complessivo per il primo triennio è di soli 60 milioni. Una cifra che, se consideriamo che la progettazione pesa generalmente per circa il dieci per cento sul valore dell’opera, potrebbe portare investimenti compresi in una forbice tra i 500 e i 600 milioni di euro. I numeri potrebbero crescere ancora grazie al cofinanziamento degli enti locali. In questo modo sarà possibile salire fino a circa un miliardo.

Gli obiettivi dello strumento

Viene, invece, confermato a grandi linee l’impianto dello strumento. Gli obiettivi da raggiungere saranno tre: la redazione di progetti di fattibilità, il primo livello di elaborati, per consentire alle Pa di impostare in maniera corretta la fase iniziale della programmazione di un’opera pubblica; poi, la redazione dei progetti esecutivi, per andare in gara senza appalti integrati ed evitare costose varianti in fase di esecuzione; infine, la cosiddetta “project review”, la revisione dei progetti esistenti per renderli più efficienti. E’, probabilmente, la novità più grande di questo strumento.

Fondo perduto

finanziamenti in arrivo non dovrebbero seguire il meccanismo rotativo, ma saranno assegnati a fondo perduto. In questo modo, si cerca di evitare che le operazioni diventino troppo complesse e difficili da gestire per le amministrazioni. A tutte le Pa, però, sarà richiesta una quota di cofinanziamento, ancora da definire, per creare una sorta di effetto leva. Probabilmente, sarà variabile tra il 25 e il 50 per cento, a seconda dei casi.