Codice Appalti - L'Anac chiede di riformare il rating di impresa

L'Autorità Anticorruzione chiede di ristrutturare il rating di impresa, per renderlo realmente utilizzabile sul mercato.

Appalti - K.H.Reichert

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E’ la richiesta che l’Autorità anticorruzione, guidata da Raffaele Cantone, ha appena recapitato al Governo. La novità è importante, perché si tratta della prima modifica che l’Anac chiede ufficialmente al Codice appalti varato lo scorso aprile. Ma anche perché punta a modificare strutturalmente lo strumento del rating, pensato per valutare il curriculum delle aziende in fase di accesso agli appalti: dovrà diventare volontario e sarà esteso anche a servizi e forniture.

La storia del rating

La storia del rating di impresa, in questi primi mesi, è stata molto travagliata. Lo strumento nasce come una costola del rating di legalità, già utilizzato dall’Autorità antitrust per misurare il merito delle imprese in fase di accesso ai finanziamenti, pubblici e privati. L’idea del Codice era di estendere quel meccanismo al mondo degli appalti pubblici, per valutare il curriculum delle imprese in maniera dinamica.

Attuazione difficile

Quel principio così interessante, però, si è scontrato con un’attuazione difficile. L’Anac ha prodotto una prima linea guida sul tema che, però, è stata bloccata poco dopo. Ha, poi, cercato di trovare un accordo con gli attori del mercato per limare quel testo che, però, è rimasto ancora fermo per diversi mesi. Da qui nasce l’idea della revisione: il rating va rimesso in moto.

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Allargare il meccanismo

Gli obiettivi da raggiungere, secondo la richiesta dell’Autorità, sono essenzialmente due. Il primo è allargare il rating dalle sole imprese che lavorano nei cantieri pubblici a tutti i soggetti attivi anche nei servizi e nelle forniture. Secondo l’atto di segnalazione, si tratta di una scelta irragionevole perché esclude una parte del mercato con moltissimi problemi. Va, quindi, rapidamente rivista.

Strumento volontario

Accanto a questo, c’è il tema dell’obbligatorietà. Lo strumento, per come è concepito dal Codice in vigore da aprile, deve essere adottato da tutte le imprese, senza esclusioni. Questo, però, crea degli scompensi evidenti perché già esiste, per i lavori pubblici, un sistema di abilitazione all’accesso, basato sulle Soa. Una duplicazione difficile da far funzionare nella pratica.

Le eccezioni della Corte Ue

La soluzione, allora, è utilizzare il rating solo in maniera volontaria: chi lo chiede, quindi, potrà essere sottoposto alla valutazione dell’Autorità. Solo così il meccanismo potrebbe diventare effettivamente premiale in fase di valutazione delle offerte. E sarebbe anche compatibile con le regole comunitarie. Sul punto, infatti, siamo già stati spesso bacchettati dalla Corte di Giustizia Ue.

L'entrata in vigore

Infine, c’è il punto che riguarda il raggio d’azione del rating. Nella sua versione originaria, infatti, lo strumento non poteva tenere conto del passato ma solo di ciò che l’impresa aveva fatto dal momento della sua entrata in vigore. Anche questo elemento andrebbe corretto, ad esempio rilevando l’assenza di elementi penalizzanti per il futuro.

Il correttivo in preparazione

Questi rilievi saranno esaminati nel decreto correttivo al Codice. Arriverà nelle prossime settimane e, attualmente, è allo studio della Cabina di regia di Palazzo Chigi che sta portando le ultime limature al testo: andrà licenziato entro il prossimo 18 aprile e, almeno per ora, la scadenza non è stata prorogata.