Vertice BRICS: le nuove potenze chiedono la riforma del sistema finanziario internazionale

Hu Jintao - Foto di HELENE C. STIKKELLa prima novità è che il BRIC è diventato, con l'ingresso nel gruppo del Sudafrica, BRICS. La seconda, in realtà già covata da tempo dalla Cina, è che vorrebbero riformare il sistema valutario, a cominciare dall'individuazione di una nuova valuta per regolamentare gli scambi internazionali. Così Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica fanno fronte comune e sfidano gli Stati Uniti.

Si è chiuso oggi il vertice dei paesi dal 2001 denominati comunemente BRIC, in seguito all'utilizzo di questo acronimo in una relazione del banchiere della Goldman Sachs Jin O'Neill, che ne pronosticava una rapidissima crescita e la trasformazione in super potenze economiche mondiali.

E in effetti di super potenze si tratta, dato che nel corso dell'incontro, oltre a contestare le operazioni della Nato in Libia, che non rispetterebbero la risoluzione dell'Onu, i leader riuniti a Sanya, in Cina, hanno anche espresso il loro sostegno ad un rafforzamento del ruolo dei Diritti Speciali di Prelievo nel commercio internazionale e ad un ridimensionamento del dollaro.

I presidenti Hu Jintao (Cina), Dimitri Medvedev (Russia), Dilma Rousseff (Brasile), Manmohan Singh (India) e Jacob Zuma (Sudafrica) hanno infatti dichiarato che il sistema nato dagli accordi di Bretton Wood è ormai obsoleto e che occorre "un nuovo e più ampio meccanismo valutario che assicuri più stabilità e meno incertezza all'economia mondiale", come spiegato da un membro della delegazione cinese.

Scetticismo sulla scelta del Sudafrica come nuovo partner del BRIC da parte di O'Neill, che ha osservato: "Il Sudafrica e' piccolo rispetto a questi Paesi(...) Ci sono altri Paesi con caratteristiche simili come Turchia, Indonesia, Messico, Corea del Sud, anche Arabia Saudita''.

Le ragioni di questa scelta potrebbero palesarsi con i prossimi sviluppi; intanto le banche dei cinque Stati hanno raggiunto un accordo per accendere crediti reciproci denominati nelle rispettive valute, per cui la Russia ad esempio potrà acquistare merci dalla Cina pagandole in rubli o in yuan, aggirando di fatto la mediazione del dollaro.