Commissione Ue: Italia ancora a rischio contagio

Olli Rehn - Credit © European Union, 2012Italia tra i tredici malati d’Europa. E’ questa la sentenza che emerge dal rapporto sugli squilibri macroeconomici, pubblicato mercoledì dalla Commissione Ue. Secondo Bruxelles la lunghezza della crisi sta provando anche i settori sani della nostra economia, come le banche e il settore privato. Servono riforme, da attuare immediatamente, per invertire questa tendenza ormai consolidata. Adesso Roma dovrà rispondere con il prossimo Piano nazionale di riforma.

Le conclusioni del rapporto colpiscono duro: “Sebbene alcune importanti misure siano state prese negli anni scorsi per affrontare questi squilibri, la loro piena attuazione resta una sfida, e c'è ancora margine per ulteriori azioni in molte aree”. Il tempo, però, stringe perché la capacità di resistenza della nostra economia è allo stremo: “Le debolezze strutturali presenti da lungo tempo hanno ridotto la capacità dell'Italia di sopportare e assorbire gli shock economici”, nonostante il fatto che il Paese sia entrato nella crisi “con i bilanci del settore privato piuttosto forti e un settore bancario sano”.

Debito in crescita

Queste debolezze partono dalla finanza pubblica. Dal 2008 ad oggi è stato perso oltre il 7% del Pil. In questa condizione il debito pubblico è esploso, causando una “importante fonte di vulnerabilità”. Al momento le previsioni ci danno al 130 per cento, con un trend di crescita che non si arresta. Unica nota positiva: l’abbattimento del deficit sotto la soglia del 3 per cento. Sebbene al prezzo di una politica fiscale sanguinaria.

A questa fragilità fa da contraltare un’economia reale dalla scarsa competitività. Le aziende sono ancora “troppo tradizionali e incapaci di innovare”. Il loro modello non funziona, perché troppo vicino a quello dei paesi emergenti: sbilanciato sul manifatturiero e poco attento alle aree ad alto valore aggiunto, che possono far risaltare le conoscenze tecniche delle nostre imprese.

Banche indebolite dalla crisi

Completano il quadro le banche, “severamente indebolite dalla metà del 2011”. Gli istituti di credito, infatti, dopo i colpi dello spread sui loro bilanci, non sono più l’ancora di salvezza che ha garantito le imprese in passato. I rubinetti del credito si sono ormai chiusi e non arrivano più a sostenere l’economia reale.

Tredici i malati dell'Ue

L’unica consolazione è che non siamo quelli messi peggio. La Commissione, infatti, indica Spagna e Slovenia come i casi più gravi. E fornisce un elenco di tredici malati: oltre a quelli già citati, ci sono anche Belgio, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Malta, Paesi Bassi, Svezia e Ungheria. L’onda della crisi, insomma, si sta diffondendo anche in diversi paesi del Nord, finora salvi da qualsiasi conseguenza negativa. Adesso i programmi nazionali di riforma dei singoli paesi dovranno fornire una prima risposta a Bruxelles.