Acciaio - industria, aumento import in UE colpa di dumping

Steel - Photo credit: Foter.comLe importazioni di acciaio continuano ad aumentare in UE e l'industria punta il dito verso la Cina e tutti i Paesi che esercitano dumping.

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Nel 2016, l'attività totale nei settori dell'acciaio è aumentata dell'1,7%, ma al contempo le importazioni sono aumentate fino al 24% del totale, in netto rialzo rispetto alla "quota storica del 17%". E' l'allarme lanciato dall'associazione europea del comparto siderurgico Eurofer, per voce del suo direttore generale Axel Eggert, in occasione dello European Steel Day 2017.

Gran parte di questa quota di import in continuo aumento, ha spiegato Eggert, dipende dal dumping esercitato dai Paesi terziCina in primis – che esportano nell'Unione europea prodotti dell'acciaio a prezzi ingiustamente bassi, creando condizioni di concorrenza sleale e gravi danni per il comparto manifatturiero UE.

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E proprio per contrastare il dumping della Cina sui prodotti siderurgici, è bene ricordarlo, il Consiglio dei ministri dell'UE ha recentemente adottato una posizione comune sulla nuova metodologia per il calcolo dei dazi nelle indagini antidumping.

Il testo, che di fatto elimina la distinzione tra economie di mercato ed economie non di mercato, stabilisce un “elenco non esaustivo” di criteri da utilizzare “per identificare significative distorsioni di mercato” in un qualsiasi Paese. Ovvero:

  • influenza da parte dello Stato,
  • presenza diffusa di imprese statali,
  • discriminazione delle imprese straniere, a favore di quelle nazionali,
  • mancanza di indipendenza del settore finanziario,
  • applicazione inadeguata delle leggi fallimentari, societarie o immobiliari.

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La posizione comune del Consiglio UE prevede che, in caso di presenza accertata delle condizioni di distorsione significativa nel Paese esportatore, la Commissione possa imporre per il prodotto oggetto di dumping un prezzo basato sui prezzi di produzione e di vendita in un Paese con livelli simili di sviluppo economico o su adeguati costi e prezzi internazionali non distorti.

In base al testo approvato dai ministri europei, inoltre, la Commissione elaborerà relazioni specifiche su Paesi e settori per descrivere le distorsioni presenti. Il compito di presentare le denunce continuerà ad essere in capo alle imprese dell'Unione europea, ma con la differenza che queste potranno utilizzare i rapporti di Bruxelles per sostenere il proprio caso.

Anche l'Italia, dopo una prima fase di ferma opposizione alla proposta a causa della “scarsa tutela degli interessi del comparto manifatturiero” e alla fine di una lunga “battaglia di avanguardia” (così l'ha definita il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda) per fare in modo che gli interessi dell'industria fossero adeguatamente tutelati, ha dato infine il via libera al testo.

Ora partirà la fase di negoziazione con il Parlamento europeo che, presto o tardi, si concluderà con l'adozione del provvedimento.  

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