Rome Startup Week – 10 idee per innovare l'ecosistema

Rome Startup WeekNon è più possibile ignorare la quantità di imprese innovative che vengono create in Italia ma che si trovano a combattere contro una burocrazia fumosa ed inadeguata. Parte da questo assunto lo Startup Act, 10 proposte per innovare l'ecosistema italiano delle startup.

Rome Startup Week – il programma della seconda edizione

Nel cartellone di eventi della seconda edizione della Rome Startup Week - l’evento organizzato da Roma Startup in collaborazione con la Regione Lazio, il Comune di Roma, e numerosi operatori dell’ecosistema startup per mettere al centro l’innovazione e la cultura del rischio – è stato presentato lo Startup Act, un piano programmatico dell’ecosistema startup italiano in 10 proposte.

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Startup Act

Creato all’inizio di quest’anno da imprenditori, startupper e innovatori, lo Startup Act è un documento che mette a fuoco la filiera del venture business e riscrive le norme che oggi frenano la nascita e la crescita di nuove imprese globali italiane, mortificando le potenzialità e le forze creative e dell’innovazione del paese.

Il documento, ideato da Roma Startup, che ha chiamato a raccolta oltre 500 innovatori italiani che si sono associati all’atto, elabora dieci richieste messe a punto da chi, ogni giorno, decide di restare in Italia per fare impresa in modo innovativo.

L'idea di fondo è che, malgrado le startup innovative in Italia esistano e siano anche numerose – erano oltre 8mila a fine dello scorso anno quelle iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese – la burocrazia spesso le relega al ruolo di PMI e la mancanza di investimenti le penalizza rispetto alle startup nate nei Paesi vicini.

Startup – due su tre vivono di risorse proprie

Le norme esistenti non bastano. E lo Startup Act chiede appunto un ‘set di regole’ semplificato ed incentivante verso le nascenti imprese a forte vocazione innovativa, un investimento del Paese sul rendere la corsa più agevole ad un contenuto numero di imprese che dimostrino fin dalla costituzione di essere in grado di attirare capitale di rischio e quindi abbiano delle probabilità di diventare delle nuove grandi imprese, le multinazionali italiane dei prossimi decenni.

I dieci punti su cui si articola il piano programmatico dell’ecosistema startup italiano sono:

  • Un Codice Etico e di Responsabilità Sociale per la filiera del Venture Business
  • Incentivazione della Ricerca verso l’Imprenditorialità
  • Attrazione internazionale di talenti ed investimenti
  • Incremento della liquidità nella filiera del Venture Business
  • Semplificazioni per gli investitori e progressività della vigilanza
  • Riordino delle definizioni delle imprese
  • Nuovi incentivi e semplificazioni per le imprese
  • Riordino degli Incubatori Certificati in Operatori Intermedi Certificati
  • Semplificazioni urbanistiche per Startup ed Operatori Intermedi Certificati
  • Incentivi per Open Innovation ed Exit.

Alla presentazione, durante l’incontro “Capitali Coraggiosi” nell'ambito della Rome Startup Week, hanno partecipato il presidente di Roma Startup Gianmarco Carnovale, Luca Carabetta (M5S), Antonio Palmieri (FI) e Andrea Ciampalini (direttore generale di Lazio Innova).

Ecosistemi regionali a confronto

Malgrado le proposte, che verranno inviate al Parlamento, riguardino le regole nazionali per le startup, più che di un unico ecosistema italiano delle startup si dovrebbe parlare di diversi ecosistemi regionali, all'interno dei quali nascono e crescono imprese impegnate in business high-tech, che sostengono l'occupazione giovanile e gli investimenti in innovazione.

Il ruolo centrale delle Regioni, spesso sottovalutato nelle statistiche ufficiali, e le sfide che tali ecosistemi dovranno cogliere, sono stati i temi al centro di un altro incontro organizzato nell'ambito della Rome Startup Week.

Se ogni Regione italiana ha - per conformazione geografica, livelli di crescita e politiche industriali – caratteristiche diverse, l'approccio all'innovazione non è da meno. Lo dimostrano i casi di due Regioni distanti sia sotto il profilo geografico che economico come la Valle d'Aosta e la Calabria.

Mentre la prima ha puntato su un approccio “pull”, che intende cioè attirare investimenti, talenti e capitali, la seconda ha scommesso su una strategia opposta, che si potrebbe definire “push”, volta cioè a spingere i ricercatori e gli innovatori a far fruttare le proprie potenzialità contando su un ecosistema favorevole.

Il caso della Valle d'Aosta

A presentare il caso valdostano è Fabrizio Clermont, dirigente della struttura ricerca, innovazione e qualità dell'assessorato attività produttive. Il punto di partenza della strategia adottata dalla regione è culturale: la Valle d'Aosta può contare su una storia di ricchezza diffusa, legata prevalentemente alla Pubblica amministrazione, ma quando i bilanci pubblici hanno iniziato ad essere deficitari, la Regione si è trovata non solo a dover costruire una politica imprenditoriale, ma ha dovuto in qualche modo diffondere lo spirito della creazione d'impresa nel territorio. L'hanno fatto con un programma ad hoc, un percorso di sviluppo dell'innovazione che parte dalle scuole, attraverso la realizzazione di laboratori di imprenditorialità.

Il secondo passo è la Start Cup, un concorso competitivo per sviluppare idee di imprese innovative, cui segue una fase di preincubazione (un perocrso di insediamento, tutoraggio e mentoring di 6 mesi rivolto a giovani che intendano costruire un'impresa).

Quindi, si passa al finanziamento, attraverso appositi avvisi pubblici, di progetti di espansione delle startup, attività di ricerca e sviluppo, oltre a incentivi volti a far sì che imprese ed organismi di ricerca lavorino insieme su progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale.

L'ultimo bando, “Start The Valley Up”, è un avviso a sportello a favore di nuove imprese innovative per la realizzazione di piani di sviluppo negli ambiti della Smart Specialisation Strategy (S3) della Valle d’Aosta, che mette a disposizione delle startup contributi a fondo perduto fino all'80% delle spese.

Il caso della Calabria

Opposto il caso calabrese, che già nel corso della programmazione dei fondi europei 2007-2013 ha avviato una serie di azioni per supportare il trasferimento tecnologico e far nascere una vera e propria rete regionale dell'innovazione. Una filiera, sostanzialmente, che attraverso una serie di strategie ed avvisi ha costruito un ponte tra università, centri di ricerca, innovatori ed imprese.

Una scia che la Regione, sottolinea Antonio Mazzei, responsabile dell'area operativa di Fincalabra, società in house della Regione, ha deciso di seguire nella programmazione 2014-2020.

Il caso del Lazio

Ma non ci sono solo questi due approcci opposti. C'è anche quello, ancora diverso, della Regione Lazio, rappresentata all'evento da Luigi Campitelli, responsabile Spazio attivo e Open Innovation di Lazio Innova.

Il focus, in questo caso, è in un cambio di mentalità che ha permesso di superare le inefficienze del sistema regionale. Un processo che si è sviluppato intorno a tre assi principali. Il primo è rappresentato dal sistema degli incentivi: in pratica, la Regione ha preferito ai contributi a fondo perduto strumenti quali il venture capital e il supporto alle garanzie, puntando su risorse che incentivano gli operatori di mercato ad intervenire per favorire startup e innovazione, entro un quadro di regole stabilite dalla Regione.

Il secondo asse riguarda l'assistenza tecnica per l'attivazione della progettualità europea e dei percorsi legati alla strategia di sviluppo intelligente.

Infine, la Regione ha messo a disposizione degli operatori e degli startupper un'offerta di servizi prima inesistente, il progetto Spazio Attivo, legato ai cluster di internazionalizzazione e innovazione. Attraverso il progetto Spazio Attivo la Regione ha voluto realizzare la nascita di una rete regionale di hub della social innovation costituita da grandi spazi di incontro, aperti alle persone e ai territori, alla collaborazione con enti locali, imprese, consorzi industriali, università e centri di ricerca, in cui sarà possibile accedere a tutti i servizi per le imprese, le startup, la formazione, l’orientamento, l’empowerment personale e il lavoro.