Investimenti - in arrivo lo strumento UE per il controllo degli IDE

Controllo investimenti esteriIl nuovo regolamento, approvato dal Parlamento UE, garantisce meccanismi di controllo, cooperazione e scambio di informazioni sugli investimenti diretti esteri in ambiti e settori strategici per l'Unione.

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La plenaria del Parlamento europeo ha approvato il regolamento che istituisce il primo strumento UE per il controllo degli investimenti diretti esteri, con l’obiettivo di tutelare i settori strategici dell'Unione. Le nuove disposizioni sono state adottate con 500 voti favorevoli, 49 contrari e 56 astensioni. 

Gli investimenti diretti esteri: un contesto mutato

Negli ultimi 20 anni, gli investimenti diretti esteri verso l'UE si sono drasticamente modificati per struttura e origine, con un aumento degli IDE dalle economie emergenti.

Gli investimenti dalla Cina sono cresciuti di sei volte, dal Brasile di dieci volte e dalla Russia sono più che raddoppiati; oggi gli IDE sono spesso rivolti ai settori dell'alta tecnologia e a società con proprietà statali o legami con i governi. 

Attualmente, solamente 14 Paesi UE sono dotati di meccanismi di screening degli IDE: Austria, Danimarca, Germania, Finlandia, Francia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna e Regno Unito. Meccanismi che, tra l’altro, differiscono ampiamente tra loro per portata e impostazione.

Ok al primo quadro di controllo degli IDE

Il quadro di controllo, oggetto di un accordo siglato a novembre 2018 da Commissione, Parlamento e Consiglio UE, è volto a monitorare gli IDE in determinate aree e attività strategiche, al fine di proteggere la sicurezza e l’ordine pubblico dell’Unione. Nello specifico, lo strumento, proposto per la prima volta dalla Commissione UE a settembre 2017:

  • attiva un meccanismo di cooperazione per lo scambio di informazioni e la segnalazione di preoccupazioni specifiche tra gli Stati UE e Commissione;
  • permette alla Commissione di esprimere pareri nei casi che riguardano i vari Stati membri o quando un investimento potrebbe incidere su un progetto o un programma di interesse collettivo per l'Unione, quali Horizon 2020 o Galileo;
  • incoraggia la cooperazione internazionale sulle politiche di controllo degli investimenti anche attraverso lo scambio di esperienze, best practice e informazioni sui trend degli investimenti;
  • conferma che gli interessi di sicurezza nazionale sono di competenza degli Stati, senza pregiudicare la facoltà di questi ultimi di mantenere i meccanismi di revisione esistenti, adottarne di nuovi o decidere di non istituire misure di questo tipo a livello nazionale;
  • attribuisce ai Paesi UE l'ultima parola sull'autorizzazione di una determinata operazione sul proprio territorio;
  • rispetta la necessità di lavorare con scadenze brevi favorevoli alle imprese e secondo solidi principi di riservatezza.

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Il nuovo regolamento proteggerà industrie come l'energia, i trasporti, le comunicazioni, lo spazio, la finanza, la difesa e la sicurezza alimentare, e tecnologie strategiche dell’Unione, quali semiconduttori, intelligenza artificiale e robotica.

Il quadro prevede un elenco di fattori che i Paesi UE possono tenere in considerazione durante lo screening degli IDE. In questo modo le procedure proposte saranno più prevedibili e trasparenti sia per gli Stati membri che per gli investitori.

Con l'ok della plenaria, adesso il dossier passa al Consiglio, che il 5 marzo 2019 dovrebbe approvare l’accordo in via formale. Il regolamento entrerà in vigore 18 mesi dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'UE.