Commissione UE – la Politica di Coesione serve ancora

Corina CretuLa Commissione UE invita a non sottovalutare l'importanza dei fondi strutturali nel bilancio UE post 2020, mentre le regioni europee lanciano un'alleanza in difesa della Politica di Coesione.

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L'economia europea è in ripresa, ma gli effetti della crisi economica si fanno ancora sentire. E' questo il presupposto da cui parte la settima relazione sulla Politica di Coesione pubblicata dalla Commissione europea.

Un documento che fa il punto sullo stato delle regioni europee, trae insegnamenti dal ricorso ai fondi strutturali durante gli anni della crisi e definisce il contesto della Politica di Coesione dopo il 2020, finendo per alimentare il dibattito sul prossimo Quadro finanziario pluriennale.

Nuovi criteri di ripartizione dei fondi tra gli Stati membri, un regolamento comune per i fondi strutturali e altri programmi di finanziamento UE, maggiore collegamento tra Politica di Coesione e rispetto degli impegni nell'ambito del Semestre europeo, una decisa spinta alla semplificazione e all'accelerazione nella gestione dei programmi operativi sono alcune delle proposte discusse nel documento.

Intanto, a Bruxelles la prima giornata della Settimana europea delle Regioni e delle Città è stata l'occasione per lanciare un'Alleanza in difesa della Politica di Coesione, cui l'Italia ha espresso subito sostegno tramite il ministro della Coesione territoriale e del Mezzogiorno Claudio De Vincenti.

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Il contributo della Coesione all'uscita dalla crisi

In questi anni la Politica di Coesione ha rappresentato un sostegno decisivo in tutti gli Stati membri, con un'incidenza sugli investimenti pubblici complessivi superiore al 50% in diversi Paesi europei, dal Portogallo alla Polonia, dalla Croazia all'Ungheria, osserva la relazione.

Questi investimenti hanno contribuito all'obiettivo di riduzione delle disuguaglianze, fornendo beni pubblici come l'innovazione, il contrasto al cambiamento climatico, la riduzione del rischio di disastri, ecc, e generando benefici anche nelle economie più solide grazie ai flussi commerciali e ai programmi di cooperazione transfrontaliera.

Nel settennato 2014-2020 i fondi strutturali permetteranno di sostenere 1,1 milioni di PMI, favorendo la creazione di oltre 420mila nuovi posti di lavoro, e aiuteranno oltre 7,4 milioni di persone disoccupate a trovare un impiego, altri 2,2 milioni di persone a completare i propri percorsi di formazione e oltre 8,9 milioni a ottenere nuove qualifiche.

Senza dimenticare gli investimenti nell'economia digitale, la protezione dell'ambiente, l'efficienza energetica, lo sviluppo dei trasporti e delle infrastrutture sociali.

L'UE ha ancora bisogno della Politica di Coesione

Il quadro generale, però, è ancora a luci e ombre: l'economia europea è in ripresa, ma permangono disuguaglianze tra i vari Stati membri e al loro interno.

Gli investimenti pubblici nell'UE sono ancora inferiori ai livelli precedenti la crisi e le regioni e gli Stati membri hanno bisogno di ulteriore sostegno per affrontare le sfide individuate nel documento di riflessione sul futuro delle finanze dell'UE, dalla rivoluzione digitale alla globalizzazione, dalla sicurezza ai mutamenti demografici, dalla convergenza economica ai cambiamenti climatici.

"La relazione mostra con chiarezza che l'Unione ha bisogno di maggiore coesione. Sebbene sia passata, la crisi ha evidentemente lasciato cicatrici in molte regioni, che avranno bisogno della Politica di Coesione per affrontare le sfide di oggi e di domani”, ha dichiarato la commissaria responsabile per la Politica regionale Corina Crețu.

Sulla stessa linea la commissaria responsabile per l'Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori Marianne Thyssen: "La relazione del 2017 sulla Politica di Coesione mostra che sono necessari investimenti significativi affinché l'attuale ripresa economica possa proseguire. Tali interventi sono essenziali per cambiare le cose a favore delle nostre economie, della nostra forza lavoro e dei cittadini dell'Europa".

Dove, in cosa e come investire?

Il Libro bianco sul futuro dell'Europa ha lanciato il dibattito su quale direzione l'UE dovrebbe assumere nei prossimi anni, affrontando, insieme ai successivi documenti di riflessione della Commissione, tre principali questioni legate alla Politica di Coesione:

  • Dove dovrebbe investire?
  • Quali dovrebbero essere le sue priorità d'investimento?
  • Come dovrebbe essere attuata?

A quali regioni destinare i fondi

Per quanto riguarda l'ambito territoriale di azione, l'interrogativo riguarda anzitutto l'opzione tra una Politica di Coesione che si rivolga alle sole regioni meno sviluppatee transfrontaliere e l'accesso di tutte le regioni UE ai fondi strutturali europei.

Nonostante abbia sempre prestato particolare attenzione alle regioni meno sviluppate e alla cooperazione territoriale, la Politica di Coesione ha investito anche in altre aree, da quelle in transizione industriale alle regioni ultraperiferiche, e negli ultimi due periodi di programmazione ha riguardato tutte le regioni europee.

Secondo la relazione della Commissione, alla luce dell'impatto della globalizzazione, della migrazione, della povertà e della mancanza di innovazione che caratterizzano anche tante regioni sviluppate, questo approccio dovrebbe essere confermato.

In molte regioni il livello di ricchezza è infatti prossimo alla media UE ma è bloccato in una "trappola del reddito medio"; alcune hanno sopportato i costi della globalizzazione senza però ricavarne vantaggi, spesso con forti perdite di posti di lavoro e senza riuscire a compiere la trasformazione industriale

Solo una manciata di regioni dell'Unione svolge oggi un ruolo di locomotiva, per cui sono necessari ulteriori investimenti in innovazione e digitalizzazione. Senza dimenticare che il livello attuale degli investimenti è insufficiente a raggiungere gli obiettivi di produzione energetica a partire da fonti rinnovabili e di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra fissati per il 2030. 

Alcune regioni, poi, rischiano di perdere gran parte della popolazione, mentre molte città subiscono la pressione delle moltissime persone in arrivo in cerca di prospettive migliori, tra cui migranti. Infine, il tasso di disoccupazione, specialmente tra i giovani, è ancora superiore ai valori precedenti la crisi.

In quali settori investire

Comune al documento sul futuro delle finanze dell'UE e alla settima relazione sulla Politica di Coesione è poi la raccomandazione a concentrare le risorse su priorità di investimento che garantiscano un valore aggiunto a livello europeo.

Tali priorità sarebbero quindi la cooperazione transfrontaliera, i collegamenti nel settore dei trasporti, l'inclusione sociale, l'occupazione, le competenze, la ricerca e l'innovazione, i cambiamenti climatici, la transizione energetica e ambientale.

Altri ambiti in cui la Politica di Coesione ha un impatto positivo sono poi il sostegno alle PMI, l'assistenza sanitaria e le infrastrutture sociali e digitali.

Come migliorare l'attuazione

Sul tema dell'implementazione, sia il documento di riflessione che la relazione affermano che la scarsa qualità istituzionale registrata in Europa riduce l'impatto degli investimenti UE. Servono quindi interventi per migliorare le competenze della pubblica amministrazione.

Vi sono poi una serie di proposte che potrebbe cambiare profondamente l'impianto della Politica di Coesione, tra cui:

  • l'adozione di un unico insieme di regole per i fondi esistenti, in modo da garantire investimenti più coerenti e semplificare l'accesso ai finanziamenti da parte dei beneficiari. Questo obiettivo potrebbe essere perseguito attraverso un regolamento comune per la Politica di Coesione e per altri strumenti di finanziamento UE, ad esempio per la ricerca e l'innovazione (il successore di Horizon 2020) e le infrastrutture (Meccanismo per collegare l'Europa);
  • la revisione dei criteri di allocazione dei fondi tra gli Stati membri, alla luce delle nuove sfide che l'Unione si trova ad affrontare. Non solo il reddito pro capite, quindi, ma altri fattori, quali l'occupazione, i livelli demografici, l'impatto dei flussi migratori, potrebbero entrare nel paniere dei parametri da cui dipende l'assegnazione dei finanziamenti ai Paesi UE;
  • l'aumento dei livelli di cofinanziamento nazionale, per allineare meglio le condizioni tra i diversi Paesi;
  • la previsione di una quota di risorse non allocate, in modo da garantire margini di azione in caso di emergenze e crisi impreviste;
  • l'introduzione di misure per facilitare la transizione tra i periodi di programmazione, tra cui regole più severe per il disimpegno dei fondi, l'abbreviamento delle procedure per la chiusura dei programmi operativi e l'accelerazione dei processi di nomina delle Autorità di gestione;
  • l'adozione di regole comuni e di una chiara demarcazione degli interventi che fanno capo alle diverse tipologie di sostegno per aumentare la complementarietà tra le sovvenzioni e gli strumenti finanziari.

La Commissione rilancia poi l'ipotesi di collegare il rispetto degli impegni nell'ambito del Semestre europeo ai fondi strutturali, per stimolare l'attuazione delle riforme strutturali, anche attraverso un maggior coinvolgimento della Commissione europea.  

Il tema è già presente nell'attuale programmazione attraverso le condizionalità ex ante, ma la direzione suggerita dal documento di riflessione sul futuro delle finanze dell'UE e dalla nuova relazione è quella di un rafforzamento del collegamento tra l'accesso ai fondi della Politica di Coesione e la governance economica dell'UE.

Alleanza UE per difendere Politica Coesione

All'inizio del 2018 la Commissione europea chiamerà tutti i soggetti interessati a pronunciarsi sulla materia attraverso una consultazione pubblica sulla futura Politica di Coesione. Le proposte dell'Esecutivo UE, invece, arriveranno solo dopo quella sul Quadro finanziario pluriennale (QFP) post 2020, attesa per maggio 2018.

Il futuro dei fondi strutturali dipenderà infatti dal negoziato sul prossimo bilancio UE, che potrebbe condurre a un taglio delle risorse per la Coesione per far fronte alle conseguenze della Brexit e alle nuove esigenze di finanziamento dell'Unione.

Proprio per scongiurare questo rischio gli enti locali e regionali si stanno già mobilitando e hanno dato vita a un'Alleanza in difesa della Politica di Coesione.

L'iniziativa, promossa dal Comitato delle Regioni e dal Comitato economico e sociale europeo insieme ad altre associazioni, è stata presentata in occasione dell'avvio della Settimana europea delle regioni e delle città, che si svolge a Bruxelles dal 9 al 12 ottobre, alla presenza della commissaria Corina Crețu.

Alla presentazione ha partecipato anche il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, che ha salutato con favore il lancio dell'Alleanza. "L'Ue deve perseguire il sostegno ad una politica d'investimenti, di ripresa dell'economia stabile e duratura, e fare in modo che tutti si sentano coinvolti: dobbiamo dare un senso fino in fondo al valore della cittadinanza europea", ha detto commentando l'iniziativa.

La settima relazione sulla Politica di Coesione

Photo credit: Partidul Social Democrat