Venture capital - investimenti in crescita, bene il private debt

Venture capitalL’analisi condotta da AIFI, in collaborazione con PwC - Deals sul mercato italiano del capitale di rischio, mostra una crescita delle operazioni che riguardano la tipica impresa italiana.

Startup – due su tre vivono di risorse proprie

Nel 2017, il mercato del private equity e del venture capital in Italia si caratterizza per il terzo ammontare più alto di sempre, infatti, l’investito è pari a 4,9 miliardi di euro. Assenti i mega deal, ma non è necessariamente una brutta notizia.

“Il 2017 vede una crescita delle operazioni small medium e large” – afferma Anna Gervasoni, direttore generale AIFI – “ovvero di quei deal che riguardano la tipica impresa italiana. Questo è un fattore positivo per il Paese perché denota investimenti nella crescita della nostra economia. La strada è giusta ma servono ancora capitali per permettere una vera e propria ripresa”.

Sono alcuni dei dati presentati in occasione del convegno annuale AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) dell’analisi condotta in collaborazione con PwC - Deals sul mercato italiano del capitale di rischio.

Incubatori – pochi investimenti in startup, e solo da privati

Raccolta

Nel 2017 la raccolta sul mercato nel private equity e venture capital, è stata di poco superiore ai 5 miliardi di euro, +283% rispetto agli 1,3 miliardi del 2016. Il risultato è dovuto al closing di alcuni grandi soggetti istituzionali che da soli hanno raccolto 4 miliardi e 110 milioni di euro.

La raccolta privata segna un calo del 29%. Per l’anno in esame la distribuzione della provenienza della raccolta privata si suddivide con una predominanza italiana pari al 72%, rispetto all’estero che si ferma al 28%.

Gli operatori che nel 2017 hanno svolto attività di fundraising sul mercato sono stati 20 (16 privati). Le fonti della raccolta derivano per il 27% da investitori individuali e family office, per il 17% da fondi di fondi privati.

La raccolta nel private debt è stata pari a 292 milioni (-49%), rispetto ai 574 milioni di euro del 2016; la provenienza domestica è pari al 95% rispetto a quella estera che si arresta al 5%. Il 27% della raccolta deriva da banche, a seguire i fondi di fondi istituzionali con il 24%.

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Investimenti

“I dati deal 2017 mostrano un mercato in buona salute con ottimi fondamentali. Una notevole crescita del segmento mid-buy out accompagnata da un buona raccolta e consistenti disinvestimenti fanno bene sperare per il futuro”, ha commentato Francesco Giordano, Partner di PwC – Deals. “Inoltre, continua a crescere l’interesse dei player internazionali per le eccellenze italiane che risultano sempre più appetibili nel contesto competitivo mondiale”.

Nel 2017, il mercato del private equity e del venture capital in Italia si caratterizza per il terzo ammontare più alto di sempre, infatti, l’investito è pari a 4,938 miliardi di euro. Si tratta, a dire il vero, del 40% in meno rispetto all’anno precedente, in cui erano stati registrati numerose operazioni di grandi dimensioni (era 8,191 miliardidi euro).

Ma se si escludono i mega deal  (operazioni al di sopra dei 300 milioni di euro di equity investito), non presenti nel 2017, l’ammontare investito è pari appunto a 4,9 miliardi, in crescita del 45%.

Gli operatori internazionali hanno investito il 63% in termini di ammontare.

Nel numero di operazioni assistiamo a una diminuzione del 3%, 311, rispetto alle 322 dell’anno precedente.

Il 2017 vede una crescita dell’early stage sia in termini di numero (+4%) sia per ammontare (+29%), l’expansion è ancora in tensione: scende nel numero di operazioni (-33%) e nell’ammontare (-52%). In diminuzione il numero delle operazioni di buyout (-8%), in calo anche l’ammontare (-40%).

“L’innovazione è un elemento imprescindibile per la crescita dei Paesi industriali e quindi anche del nostro – afferma Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI – questa consente di restare competitivi ed essere stimolo per nuovi investimenti e nuovi consumi. Per questo motivo i fondi che investono nelle nostre PMI danno enormi opportunità permettendone la crescita e lo sviluppo industriale”.

Il 2017 vede il settore dei beni e servizi industriali primeggiare con il 16% delle operazioni totali, seguito dall’ICT con poco meno del 16% e dal medicale, 11%.

A livello geografico la regione che ha totalizzato la gran parte delle operazioni è la Lombardia con il 40% del numero dei deal, seguito da Emilia-Romagna (12%) e Veneto (10%).

Nel private debt gli investimenti del 2017 si attestano a 612 milioni di euro, in crescita del 29%; riguardo al numero delle operazioni vediamo una crescita del 24% a 104 deal.

Disinvestimenti

Nel 2017, l’ammontare disinvestito al costo di acquisto delle partecipazioni è stato pari a 3 miliardi e 752 milioni di euro, in crescita del 3% rispetto ai 3 miliardi e 656 milioni dell’anno precedente.

202 è il numero delle dismissioni (+39%), in crescita rispetto alle 145 del 2016. Lo strumento maggiormente utilizzato per i disinvestimenti, se guardiamo ai volumi, è la vendita a soggetti industriali, 29% del totale disinvestito, se consideriamo il numero di operazioni, il riacquisto da parte dell’imprenditore/management (31% pari a 62 exit).