Piano Juncker - partenza lenta, molti progetti restano sulla carta

Per adesso c’è solo un pugno di accordi, ma ancora poche notizie sull’impatto concreto sul tessuto economico

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I numeri della Commissione europea sul Piano Juncker, appena rilanciati dal Ministero dell’Economia, denunciano come il programma di investimento da 315 miliardi di euro, immaginato da Bruxelles, non sia ancora passato dalla fase della pianificazione a quella dell’attuazione concreta. Soprattutto sul fronte delle piccole e medie imprese. Le misurazioni dell’Esecutivo comunitario, infatti, considerano gli accordi conclusi con gli intermediari finanziari: sono 21 per un ammontare totale di 318 milioni.

Leva potenziale

Non è chiaro, però, quanto abbiano generato in termini di operazioni reali. Si parla di una leva potenziale da 7,3 miliardi di euro che, per adesso, è tutta da dimostrare. Discorso simile per i progetti infrastrutturali: su otto operazioni conteggiate dal Mef, cinque devono ancora arrivare alla firma materiale degli accordi definitivi.

I numeri del Mef

Il ministero dell’Economia complessivamente parla di 29 iniziative, tra accordi di finanziamento e progetti infrastrutturali, in poco più di un anno, per 1,7 miliardi di risorse, che consentono all’Italia di guidare la classifica dei Paesi beneficiari del Piano Juncker. Considerando l’effetto leva, potranno essere attivati investimenti pari a circa 12 miliardi, secondo quanto rivela il report della Commissione europea che considera sia i dati relativi al Fondo europeo per gli investimenti strategici (Efsi) che lo strumento di garanzia che estende l’operatività della Banca europea per gli investimenti (Bei).

Le cifre sulle PMI

Se guardiamo alle piccole e medie imprese, però, si tratta di fondi soltanto potenziali. Nell’ambito della “Finestra PMI”, infatti, sono stati approvati 21 accordi con intermediari bancari per un ammontare totale di 318 milioni di euro. Non si tratta, quindi, di risorse già messe in circolazione, ma di fondi che le PMI potranno ottenere. Così, il calcolo dell’effetto leva è potenziale e vale 7,3 miliardi di euro in investimenti con un impatto su 44mila imprese e start up.

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Gli accordi sottoscritti

Si tratta, per essere più chiari, degli accordi che sono stati sottoscritti negli ultimi mesi con una serie di intermediari finanziari. Tra questi compaiono soggetti come 21 Investimenti, Alcedo, Credem, Bper, Mediocredito Trentino Alto Adige, River Rock, Cassa depositi e prestiti. Tutte convenzioni quadro nell’ambito delle quali potranno essere richiesti finanziamenti ma che, al momento, non hanno avuto ancora impatto reale misurabile.

Il ramo infrastrutture

A queste 21 intese si aggiungono 8 progetti inseriti dalla Commissione europea nel ramo “Infrastrutture e Innovazione”, che hanno ottenuto finanziamenti per 1,4 miliardi di euro tra fondi della Bei e dell’Efsi: potranno mobilitare un investimento totale di 4,8 miliardi di euro, creando oltre 3.200 nuovi posti di lavoro.

Solo cinque accordi chiusi

Le iniziative coprono settori diversi: infrastrutture di trasporto e telecomunicazione (strade, ferrovie, banda larga), efficienza energetica con maggior tutela ambientale, innovazione e industria (bioplastica e tecnologie), agricoltura. Anche in questo caso, però, c’è soltanto un elenco di progetti, ancora lontani dall’attuazione pratica. Degli 8 progetti elencati dal Mef, infatti, sono ben cinque quelli che devono essere firmati e che, quindi, sono ben lontani dalla fase di attuazione.