Banca Prossima e PSR Abruzzo - come innovare le rendicontazioni

In Abruzzo il GAL Gran Sasso Velino ha sviluppato una best practice insieme a Banca Prossima e all'Autorità di Gestione del PSR

Euro

La spesa complessiva certificata dall'Italia all'Ue al 31 ottobre 2015 è pari a 35,8 miliardi di euro, con un incremento di circa 1,5 miliardi rispetto alla precedente rilevazione del 31 maggio 2015. In base ai dati disponibili sul portale OpenCoesione, la quota di spesa certificata è pari al 77,7% della dotazione effettiva dei Programmi operativi alla medesima data.

Tale situazione, che peraltro non è nuova rispetto alle altre programmazioni comunitarie che si sono succedute negli anni precedenti, può essere in parte ricondotta a diversi fattori riscontrati direttamente sul campo tra i quali sicuramente:

  • la poca flessibilità dei Programmi nazionali e regionali verso le continue mutazioni degli scenari socio-economici che si manifestano nell’arco dei 6 più 2 anni dei cicli programmatici (chi poteva immaginare nel 2007 le conseguenze della depressione di questi anni);
  • la sempre maggiore complicazione delle procedure nelle fasi di affidamento, gestione e rendicontazione, anche a causa di continue violazione delle norme comunitarie;
  • i diversi livelli di controllo che generano spesso confusione a causa della mancanza di regole certe, di facile comprensione, non sempre coerenti con la legislazione vigente negli Stati membri e molto spesso lasciate alla interpretazione occasionali delle Autorità di Gestione dei singoli Programmi.

Oltre a questo, ed io credo in maniera preponderante, il problema della carenza dei fondi necessari non solo per contribuire alle iniziative ma anche di quelli necessari per finanziare la parte del piano finanziario soggetta a contributo. Tale situazione, tra l’altro, si va sempre più aggravando a causa dei tempi lunghi, se non lunghissimi, che le AdG impiegano sia per svolgere i necessari collaudi sia per la reale erogazione dei fondi.

I fondi regionali

Nel caso dei Programmi operativi regionali ed in particolare del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) per il FEASR e del POR FSE, tale situazione in questa ultima programmazione si è dimostrata molto allarmante con ritardi che, per esperienza personale, hanno raggiunto anche i 3 anni dalla presentazione della rendicontazione finale.

È ovvio che in questo scenario gli Istituti di credito mostrano poco se non totale disinteresse verso tale forma di investimento, sia per i rischi connessi, sia per la scarsa affidabilità delle tesorerie regionali (peraltro condivisibile).

D’altra parte, la difficoltà di disporre della necessaria liquidità non può essere neanche mitigata dalla possibilità di ottenere anticipazioni da parte delle AdG dato che la maggior parte dei fondi, nella programmazione 2007/2013, ha introdotto la regola del 'rimborso' rispetto alla regola precedente dell’'anticipazione', limitando significativamente tale possibilità a pochi casi per i quali è peraltro sempre richiesta una garanzia fidejussoria alquanto onerosa.

È altrettanto vero che i soggetti beneficiari spesso non si trovano nelle condizioni di poter concedere le necessarie garanzie richieste ed è altrettanto vero che, almeno per quel settore che ritengo di conoscere meglio, il PSR, gli imprenditori agricoli hanno scarse conoscenze di finanza e non sono in grado di organizzare adeguatamente il loro budget finanziario, ne d’altra parte i CAA (Centri di Assistenza Agricola) attivi presso le maggiori organizzazioni hanno servizi adeguati in questo senso.

In molti casi quindi il perno del successo delle iniziative, per quanto lodevoli dal punto di vista del miglioramento della qualità dei prodotti e dei risultati economici e dell’innovazione, sono alla fine le banche locali le quali, a loro volta, poco sanno delle procedure comunitarie e quindi propongono il credito ordinario secondo i rating di Basilea 3.

Tra l’altro è da sottolineare che gli interessi maturati su eventuali affidamenti, secondo le regole contabili comunitarie, non sono ammissibili alla spesa e pertanto rimangono definitivamente a carico dei beneficiari richiedenti.

Tutto ciò ovviamente riduce significativamente l’accesso ai fondi o addirittura conduce alla rinuncia a fondi già concessi.

Il Programma Leader

Per la mia esperienza più che decennale nell’ambito dei fondi LEADER concessi ad enti intermedi nell’ambito dello sviluppo locale promosso dai PSR regionali, i GAL (Gruppi di Azione Locali) che si costituiscono proprio per la gestione di questi fondi nell’interesse del territorio di riferimento soffrono in maniera molto più significativa di tali condizioni ed hanno grosse difficoltà a rispettare gli impegni di spesa.

I motivi di tali difficoltà sono di solito riconducibili a diversi fattori tra cui:

  • i GAL, pur essendo beneficiari costituiti in molti casi come soggetti privati, sono prevalentemente “public company” che operano come intermediari verso il territorio e quindi non hanno “scopo di lucro”. Infatti il contenuto dei PSL (Piani di Sviluppo Locale) è prevalentemente rivolto ad iniziative “pilota e dimostrative” volte a creare progetti che favoriscono lo sviluppo agricolo, il turismo rurale, l’innovazione applicata alle aree extraurbane, all’integrazione ed all'assistenza alle popolazioni per creare il miglioramento delle condizioni socio-economiche delle aree rurali. La mancanza quindi di uno scopo economico limita significativamente la possibilità di accesso sia al credito che alle garanzie necessarie per ottenere eventuali anticipazioni;
  • i GAL, in quanto espressione di interessi collettivi, non dispongono di significative risorse proprie se non quelle del capitale sociale che, se pur elevato, non è in grado di garantire un “cash flow” sufficiente per completare tutta la spesa;
  • i GAL sono “soggetti intermediari” fungibili rispetto all’azione regionale, pertanto propongono PSL articolati e complessivi il cui valore complessivo è piuttosto elevato con l’esigenza di disporre di finanza conseguente. Si tenga presente che in Abruzzo il GAL Gran Sasso Velino, ad esempio, ha avuto un budget complessivo di circa 6,2 milioni di euro;
  • i GAL, in fase di rendicontazione degli stati di avanzamento dei progetti o degli stati finali, devono presentare oltre alle fatture a giustificazione della spesa, anche l’evidenza del pagamento (bonifico o assegno circolare), necessitando quindi di una relativa provvista fondi;
  • come per tutte le altre misure dei PSR con le nuove regole introdotte con la scorsa programmazione, i GAL non hanno la possibilità di ottenere anticipazioni significative, invece previste nelle precedenti, se non quelle per la gestione dei Gruppi stessi che sono limitate al 20% dell’importo stanziato per tale attività;
  • il “cash flow” dei GAL è inoltre aggravato da tempi lunghi di erogazione; tra il pagamento dei soggetti attuatori terzi ed il momento del rimborso possono passare anche sei mesi aumentando di conseguenza il fabbisogno finanziario necessario per finanziarie le iniziative.

Tutto ciò è aggravato dal fatto che, come già accennato, i costi per gli interessi passivi non sono ammissibili e che i GAL che non dispongono di garanzie sono soggetti a “rating” molto alti con conseguenze immaginabili sul costo degli stessi interessi; questi possono rappresentare una posta di bilancio in molti casi non sempre sostenibile che può mettere al rischio la stessa vita dei GAL.

Il caso Abruzzo

Di fronte ad uno scenario come quello sopra descritto, il GAL Gran Sasso Velino di concerto con Banca Prossima del Gruppo Intesa Sanpaolo - che, con un “rating” specifico, opera a favore delle Imprese del Terzo Settore attraverso un Fondo per lo Sviluppo dell'Impresa Sociale per sostenere i progetti più interessanti ma più difficili - ha messo a punto, ed affinato con l’esperienza, una procedura che in parte mitiga se non annulla definitivamente gli ostacoli sopraindicati.

Grazie infatti alla disponibilità dell’AdG del PSR della Regione Abruzzo, siamo riusciti a introdurre un elemento di garanzia della spesa in grado di soddisfare le procedure della stessa Banca.

La Regione infatti si è resa disponibile a scindere la fase di istruttoria delle rendicontazioni in due parti:

  • la prima è destinata alla verifica di ammissibilità della spesa. In questo caso il GAL presenta una rendicontazione completa ma priva dei giustificativi di pagamento e su questa documentazione l’istruttore rilascia una dichiarazione di “ammissibilità” della spesa;
  • la seconda è completata dai giustificativi, il che permette all’istruttore di procedere alla sua liquidazione.

Tra la prima e la seconda fase la Banca può intervenire anticipando i fondi necessari per liquidare la rendicontazione sulla base della dichiarazione di ammissibilità della spesa avendo un documento che garantisce che la spesa è corretta e quindi finanziabile.

Ciò consente:

  • di evitare ulteriori garanzie accessorie;
  • di disporre di un rating più favorevole e quindi di minori costi per interessi;
  • di ridurre il tempo di esposizione allo stretto necessario e quindi ridurre al minimo anche il costo degli stessi interessi.

È evidente che l’applicazione di tale procedura richiede l’azione concertata del GAL, in grado di fornire rendicontazioni complete ed ineccepibili, della Banca, che valuta l’azione del GAL nel suo complesso mettendo a disposizione i fondi sulla base di un piano finanziario e di un “cash flow” accurato, e dell’AdG che si rende disponibile ad introdurre modalità operative più articolate rispetto a quelle già in uso.

È di questi giorni la notizie che, grazie a questa procedura innovativa, la spesa complessiva dei GAL al 31 dicembre 2015 ha contribuito al raggiungimento di oltre il 98% delle risorse disponibili nel PSR nel suo complesso.

Author: Images_of_Money / photo on flickr