Appalti - Da Anac a Partenariati per l'innovazione, il nuovo Codice

Primo via libera al nuovo Codice appalti. Il Consiglio dei ministri ha approvato in prima lettura il testo che dà attuazione alla legge delega di recepimento delle direttive Ue sui contratti pubblici

Foto: Tiberio Barchielli

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Non è stato semplice, dal momento che negli ultimi giorni la pressione su Palazzo Chigi è salita alle stelle: su alcuni punti del Codice appalti (come il subappalto o la qualificazione delle imprese) c’è stata una trattativa durissima fino all’ultimo secondo. Alla fine, però, il provvedimento è passato. La prossima settimana il Parlamento inizierà l’esame del testo, per licenziare il suo parere che arriverà insieme a quelli del Consiglio di Stato e della Conferenza unificata. L’entrata in vigore è prevista per il prossimo 18 aprile.

Le ultime novità

Va detto che, di fatto, il Governo si è ridotto all’ultimo momento utile. Andando oltre, infatti, ci sarebbe stato il rischio concreto di una decadenza della delega: il termine massimo per l’entrata in vigore del Codice, in base alla legge, è infatti il prossimo 18 aprile. Il motivo di questo ritardo è da cercare in alcuni passaggi molto controversi. Sulla qualificazione degli operatori economici, ad esempio, la prima opzione del Governo puntava ad affidare alle stazioni appaltanti l’accesso alle gare al di sotto del milione di euro: una soglia molto elevata rispetto agli attuali 150mila euro. Alla fine la soglia è rimasta a 150mila. Discorso simile sul subappalto: qui è stato eliminato il tetto del 30%, attualmente in vigore, per subappaltare lavori e servizi. Sarà possibile, nonostante le proteste dei sindacati, dare tutto in subappalto.

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Semplificazioni

Per il resto, il provvedimento conferma molto di quello che era stato detto alla vigilia. A partire da un complessivo alleggerimento del corpo normativo di settore. Come ha sottolineato anche il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio siamo passati da 660 articoli del vecchio Codice e regolamento fino ai 217 attuali. L’Anac sarà il centro del nuovo mercato: avrà il compito di emanare linee guida generali e di settore, oltre a bandi tipo, contratti tipo, determinazioni. Tutti strumenti che andranno a orientare il mercato, con un approccio più pratico rispetto al passato. Ma non solo. L’Anticorruzione dovrà fare anche la vigilanza, ad esempio sulle varianti o sui commissari di gara.

Meno stazioni appaltanti

Novità importante riguarda il sistema delle stazioni appaltanti. Le amministrazioni dovranno essere qualificate: l’Anac andrà a certificare le competenze di ciascuno, seguendo il principio per il quale non tutti possono fare tutto. Per fare appalti oltre determinate soglie sarà necessario passare dal sistema di qualificazione. Altrimenti, bisognerà fare riferimento alle centrali di committenza: saranno maxi stazioni appaltanti con il compito di aggregare i contratti. Il Mit le organizzerà per ambiti ottimali, cercando di semplificare la miriade di centri di costo attualmente esistenti.

Imprese più qualificate

Ancora, sul fronte delle imprese abbiamo già detto della qualificazione, ma non è la sola novità rilevante. L’altro cambiamento importante è l’esordio nel nostro sistema del rating di reputazione. In sostanza, non conteranno più soltanto i parametri tecnici ed economici dell’operatore. L’Anticorruzione introdurrà specifici elementi che dovranno servire per misurare il curriculum e la storia dell’impresa, come precedenti contenziosi o rispetto dei tempi e costi di consegna delle opere.

Il Partenariato pubblico privato

Dal lato del partenariato pubblico privato, cambia molto. Nel project financing viene definito in maniera più stringente il rischio operativo: il concetto di fondo è che il concessionario dovrà prendersi effettivamente in carico il pericolo di non riavere quanto ha investito. Sulle autostrade viene confermato che le società dovranno mettere sul mercato l’80% di quello che maturano nell’ambito della concessione (oggi è il 60%). Mentre per le concessioni in scadenza si stabilisce che dovranno andare tutte immediatamente in gara, secondo una procedura prefissata.

Via ai partenariati per l'innovazione

Ultimo punto viene dedicato all’innovazione. Il Codice introduce nel nostro sistema il partenariato per l’innovazione: servirà a quelle amministrazioni che vogliono sviluppare prodotti, servizi e forniture che non sono ancora disponibili sul mercato. Viene, poi, avviato il percorso per rendere obbligatorio il Bim nel nostro paese: si tratta di un meccanismo di progettazione che sposta tutto sui software e anticipa gli effetti del cantiere. Un ruolo più forte viene dato, poi, alle gare elettroniche. Le amministrazioni, nel giro di qualche anno, dovranno passare tutte da affidamenti telematici. Almeno in teoria.