La politica industriale dell’automotive Made in Italy nel 2024 riparte da elettrico e incentivi

Automotive - Foto di Bilderandi da PixabayIl piano di transizione dell’automotive italiano punta allo sviluppo e alla riconversione dell’indotto, per renderlo competitivo anche nell’era dell’elettrico. Obiettivo: raggiungere almeno un milione di veicoli all'anno fabbricati nel nostro Paese. Ma è solo l’inizio di un percorso complesso che prevede il sostegno agli investimenti, il rafforzamento dei centri di ricerca ed innovazione, la riqualificazione del personale e la creazione di nuove figure professionali. Un percorso che coinvolge tanti attori e mette in gioco diversi strumenti agevolativi per le imprese del settore e i cittadini.

La strada, in salita, dell’auto elettrica in Europa e il nodo incentivi

In base ai dati forniti dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy alla fine del 2022, il settore automotive - inteso come industria, commercio, distribuzione carburanti, assicurazioni - ha registrato nel 2021 un fatturato di 337 miliardi di euro, pari al 19% del PIL nazionale, con oltre 1.260.000 lavoratori coinvolti. Ma non sono numeri sufficienti a contrastare la concorrenza globale dei produttori americani ed asiatici, in netto vantaggio rispetto alle aziende italiane ed europee anche grazie ad importanti sostegni pubblici agli investimenti.  

La politica industriale dell’automotive Made in Italy

Le basi per la definizione di una strategia di politica industriale dell’automotive sono state poste nei mesi scorsi nel corso dei diversi incontri del cosiddetto Tavolo Automotive, che ha visto il Ministero confrontarsi (tra gli altri) con Stellantis, i rappresentanti dell’indotto automotive e le parti sindacali.

Un lavoro che ha condotto, il 18 ottobre, alla firma di un protocollo d’intesa tra il titolare del MIMIT Adolfo Urso e il Presidente di ANFIA Roberto Vavassori che segna l’avvio di un piano di lavoro condiviso per accelerare la riconversione produttiva e rafforzare la competitività della filiera italiana. 

Un lavoro, quello del tavolo automotive, che riprende nel 2024. In una nota il Ministero delle Imprese e del Made in Italy fa sapere di aver convocato un incontro plenario del tavolo automotive per il 1° febbraio 2024. Nel corso dell’incontro, a cui parteciperanno i principali rappresentanti delle imprese del settore, oltre alle organizzazioni della filiera, verrà illustrato il nuovo Piano degli incentivi per il settore automotive di prossima attivazione. 

In questa scacchiera una pedina fondamentale è rappresentata ovviamente dal gruppo Stellantis. In base al protocollo d’intesa siglato il 18 ottobre tra Ministero ed ANFIA, quest’ultima è chiamata a supportare Stellantis nella definizione di uno studio che analizzi e mappi la filiera e metta in luce i fattori che penalizzano la competitività delle aziende e dell’ecosistema della ricerca e sviluppo italiano rispetto ad altri Paesi, oltre ad indirizzare lo sviluppo strategico delle tecnologie portanti per il consolidamento dei sottosettori, stabilendo quindi gli orientamenti per l’attuazione della ristrutturazione e del consolidamento degli stessi.

Dal canto suo, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy porta avanti un negoziato con Stellantis per condividere un piano di lavoro che dovrà definire le condizioni per incrementare gli attuali volumi produttivi degli stabilimenti in Italia, consolidare il posizionamento dei centri di ingegneria e di R&S italiani nel gruppo, sviluppare un piano occupazionale e di politiche attive che tenga conto del rinnovato impegno del colosso dell’auto a rilanciare la produzione di veicoli nel nostro Paese, avviando un processo di consolidamento e riposizionamento della componentistica nazionale. 

Nel 2024, spiega il MIMIT, sono state calendarizzate le riunioni dei gruppi di lavoro previsti dal Tavolo Stellantis dedicati al mercato, alla competitività, alla componentistica, al lavoro e alla ricerca e sviluppo. Tra il 22 e il 24 gennaio 2024 si terranno le prime cinque riunioni. Inoltre, nel corso del mese di febbraio, sono programmate ulteriori due convocazioni per ogni singolo gruppo di lavoro, per un totale di 15 incontri nel periodo. 

Il ruolo degli incentivi per l’automotive

Al centro dei primi incontri del tavolo automotive nel 2024 c’è il Piano incentivi per il settore di prossima attivazione. 

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per ora non fornisce molti dettagli e si limita ad anticipare i pilastri del piano incentivi: lo svecchiamento del parco auto, col sostegno ai redditi più bassi, e il rilancio della produzione di veicoli in Italia, il raddoppio degli incentivi per Taxi e Ncc e l’avvio in forma sperimentale della formula del leasing sociale.

Per supportare la domanda il Governo starebbe pensando a una revisione degli incentivi auto sul modello francese, primo Paese in Europa a legare gli incentivi per l'acquisto di auto elettriche all'origine della loro produzione, come già avviene da alcuni mesi negli Stati Uniti con l'Inflation Reduction Act. Un modello anti-cinese, per intenderci, che favorisce le auto Made in Europe attraverso un escamotage che penalizza fortemente le auto elettriche che, per arrivare in Francia, devono coprire una distanza enorme via mare, oppure sono prodotte con un alto ricorso a energia ottenuta da fonti fossili.

L’Italia starebbe pensando a qualcosa di simile e l'intenzione sarebbe quella di rivedere i bonus auto esistenti guardando oltralpe, rimodulando gli incentivi in modo da evitare quanto avvenuto l'anno scorso, con l'80% delle agevolazioni che hanno riguardato veicoli importati.

Per ora però si tratta solo di indiscrezioni. Di fatto, nel 2024 gli incentivi rivolti ai cittadini per cambiare auto e passare a modelli meno inquinanti dovrebbero replicare quelli dello scorso anno, vale a dire l’ecobonus, l’incentivo per l'acquisto di vetture a basse emissioni, auto elettriche e ibride plug-in ma anche moto e motorini elettrici e tradizionali a emissioni ridotte. 

Lato imprese, nel protocollo siglato tra MIMIT e ANFIA a metà ottobre si fa riferimento alla nuova ZES unica del Mezzogiorno, lo strumento che ingloba le precedenti otto zone economiche speciali (le aree caratterizzate da una legislazione economica differente ed agevolata rispetto a quella in vigore nel resto del Paese) sotto un unico ombrello, la Zona economica speciale unica Mezzogiorno appunto. 

Di fatto, la ZES unica ripropone il sistema di incentivi previsti nelle zone economiche speciali per le imprese che abbiano già, oppure che aprano, delle strutture produttive al loro interno. Più nello specifico, con la ZES unica Mezzogiorno il Governo prevede di mettere in campo due strumenti di incentivazione per le imprese che avviano un programma di attività economiche imprenditoriali o di investimenti di natura incrementale nella ZES: i crediti d’imposta e il sostegno finanziario ai progetti di investimento.

Per approfondire consulta l'articolo dedico alla ZES unica Mezzogiorno

L’altro strumento agevolativo che potrebbe essere messo in gioco dal Governo per sostenere la transizione dell’industria automobilistica italiana è il cosiddetto Fondo Automotive.

Istituito nel 2022, il Fondo Automotive nasce con appunto l’intento di rilanciare la politica industriale del comparto mettendo sul piatto 8,7 miliardi di euro fino al 2030. Fondi disponibili tramite tre canali: un fondo pluriennale per rafforzare la produzione e la filiera nazionale dell’auto e 750 milioni per il biennio 2023-2024 sotto forma di due regimi di aiuto, i contratti di sviluppo (cui va il 70% dei fondi) e gli accordi per l'innovazione (per il restante 30%). 

Per approfondire consulta l’articolo dedicato al funzionamento del Fondo Automotive

Foto di Bilderandi da Pixabay