Trasporti: arriva l'atto di indirizzo per il piano nazionale aeroportuale

Aeroporto - foto di caribbPronto l'atto di indirizzo per la definizione del Piano nazionale per lo sviluppo aeroportuale. Ad annunciarlo è il ministro delle Infrastrutture e trasporti Corrado Passera. Un provvedimento atteso da ben 26 anni che getta le fondamenta per un riordino organico del settore aeroportuale sia sotto il profilo infrastrutturale e gestionale, sia per quanto concerne la qualità dei servizi.

Il documento, che recepisce gli orientamenti comunitari e gli indirizzi governativi e parlamentari, sarà ora inviato alla Conferenza permanente Stato-Regioni per la necessaria intesa per poi essere adottato con apposito decreto dal Presidente della Repubblica.

Il primo passo individuato dal testo consiste nell'individuazione degli aeroporti di interesse nazionale: ad oggi, quelli operativi in Italia sono 112, di cui 101 destinati al traffico civile (11 di questi sono aeroporti militari), e 11 esclusivamente a uso militare.

La proposta contenuta nell'atto di indirizzo punta sia a una riduzione della frammentazione attuale, sia a favorire un processo di riorganizzazione e efficientamento, individuando gli aeroporti di interesse nazionale che costituiranno l’ossatura strategica su cui fondare lo sviluppo del settore nei prossimi anni. Per questi scali è previsto sia il mantenimento della concessione nazionale, sia la soluzione delle criticità relative al rilascio della concessione in gestione totale.

Nello specifico, il piano distingue:

  • Aeroporti inseriti nella Core Network, considerati di rilevanza strategica a livello Ue in quanto pertinenti a città o nodi primari: Bergamo Orio al Serio, Bologna, Genova, Milano Linate, Milano Malpensa, Napoli, Palermo, Roma Fiumicino, Torino, Venezia;
  • Aeroporti inseriti nella Comprehensive Network, divisi in tre sottogruppi:
    - aeroporti con traffico superiore a 1 milione di passeggeri annui: Alghero, Bari, Brindisi, Cagliari, Catania, Firenze, Lamezia Terme, Olbia, Pisa, Roma Ciampino, Trapani, Treviso, Verona;
    - quelli con traffico superiore a 500 mila passeggeri annui e con specifiche caratteristiche territoriali (come l'unicità nell’ambito regionale o che forniscono un servizio a territori di scarsa accessibilità): Ancona, Pescara, Reggio Calabria, Trieste;
    - infine, quelli considerati indispensabili per la continuità territoriale: Lampedusa e Pantelleria;
  • Aeroporti che non fanno parte delle reti europee, in particolare quelli di Rimini e Salerno: il primo perché ha un traffico vicino al milione di passeggeri e registra un trend in crescita, il secondo perché destinato a delocalizzare il traffico dei grandi aeroporti.

Gli aeroporti di interesse nazionale potranno inoltre essere interessati da un programma di infrastrutturazione che ne potenzi la capacità, l’accessibilità, l’intermodalità. In cima alla lista del Ministero per interventi di questo tipo figurano Roma Fiumicino, per cui è prevista la realizzazione di una nuova pista, e il potenziamento delle aree di imbarco e dei terminal, Malpensa e Venezia, per il miglioramento dell’accessibilità delle strutture e della interconnessione con l’alta velocità.

Per quanto riguarda invece gli aeroporti che non sono di interesse nazionale, l'atto emanato da Passera prevede il trasferimento alle Regioni competenti, che valuteranno se prevedere una diversa destinazione d’uso o la possibilità di chiusura. Il che esclude la possibilità di realizzare nuovi scali: discorso che vale, ad esempio, per Grazzanise e Viterbo.

Una seconda linea guida del testo riguarda l'adozione di piani di riequilibrio economico-finanziario. L'obiettivo è fondamentalmente attirare investimenti privati: molti scali, infatti, hanno una forte rappresentanza pubblica nella compagine societaria e l'atto definisce ''opportuno procedere alla progressiva dismissione di quote societarie da parte degli enti pubblici e favorire l’ingresso di capitali privati''. Dovranno inoltre essere messi a punto piani di riequilibrio per raggiungere entro breve termine adeguati livelli di patrimonializzazione, condizione necessaria per il rilascio della concessione totale.

Altra parola chiave del provvedimento è 'reti': l'atto, cioè, vuole favorire la costituzione delle cosiddette 'reti aeroportuali', gestite da un unico soggetto, per ottenere vantaggi sul fronte della differenziazione e specializzazione di ruolo nel servire lo stesso territorio con infrastrutture dedicate per tipologia di traffico – ad esempio, low cost, cargo, charter, distribuzione stagionale del traffico - e dell’ottimizzazione nell’acquisizione di servizi e beni da parte di fornitori terzi con economie di scala a beneficio di tutti gli aeroporti in rete.

Infine, razionalizzazione, su più fronti: in primo luogo procedurale, per approvare in maniera più celere i contratti di programma. Ma anche una razionalizzazione dei servizi di navigazione aerea, con una revisione dell’orario di apertura degli aeroporti, degli orari di fornitura dei servizi, la possibile chiusura notturna degli aeroporti con traffico limitato o con criticità di impatto ambientale, e una rimodulazione delle tariffe relative ai servizi di assistenza in fase di decollo e atterraggio. E il processo di semplificazione deve riguardare anche i servizi generali alla clientela: il piano prevede cioè una ridefinizione delle risorse umane e finanziarie destinate ai controlli di sicurezza e doganali e ad altre tipologie di servizi.

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Atto di indirizzo per la definizione di un Piano nazionale per lo sviluppo aeroportuale