Progetti integrati di filiera, Tarangioli (CREA): opportunità per le imprese agricole

Serena Tarangioli - CREA PBNell'ambito dei PSR 2014-2022 la progettazione integrata di filiera conta 312 progetti, per un totale di oltre 830 milioni di euro erogati a più di 6 mila beneficiari. Nei CSR 2023-27 si assiste a una battuta d'arresto, ma alle risorse FEASR si aggiungono quelle del PNRR, che nella sua versione aggiornata assegna 2 miliardi ai contratti di filiera, in aggiunta alla dote da 1,2 miliardi già prevista nell'ambito del Fondo complementare. Strumenti fondamentali per rafforzare la competitività della nostra agricoltura, spiega Serena Tarangioli, dirigente del CREA Politiche e Bioeconomia e della Rete rurale nazionale (RRN).

Cosa prevede il Piano strategico nazionale PSP Italia 2023-2027

La progettazione integrata di filiera è un metodo che permette di aggregare operatori delle filiere produttive agroalimentari e forestali attorno a un'idea progettuale e ad una strategia di sviluppo comune, condividendo risorse, competenze e professionalità e attingendo a diversi strumenti di incentivazione, che possono essere finanziati dai fondi europei della Politica Agricola Comune (PAC) come da risorse nazionali e regionali. Alla base del Progetto integrato di filiera (PIF) c'è un contratto formale, l'Accordo di filiera, che individua obiettivi, impegni e obblighi degli aderenti, anche relativamente al conferimento e alla commercializzazione dei prodotti, così da creare delle relazioni stabili tra gli operatori che contribuiscono a mitigare la frammenzione del settore agroalimentare italiano.

Le scorse programmazioni della Politica Agricola Comune (PAC) hanno visto un'attenzione via via crescente verso la progettazione integrata di filiera che, partita come esperienza tipicamente italiana, è stata riconosciuta come rilevante anche dalla Commissione europea, spiega Serena Tarangioli, dirigente di ricerca del CREA PB e della RRN. "Nella PAC 2023-2027 c'è un chiaro indirizzo verso la programmazione di filiera, con un obiettivo specifico, quello della Cooperazione, da cui discendono sia gli strumenti per le filiere più organizzate e forti, come le OCM, che quelli per le filiere meno strutturate, a valere sui Complementi di sviluppo rurale regionali (CSR)", continua Tarangioli.

In Italia, inoltre, ricorda la dirigente CREA, la strategia del PSP indirizza anche quella del PNRR, con i contratti di filiera, già destinatari di 1,2 miliardi nell'ambito del Fondo complementare al PNRR, ora finanziati con ulteriori 2 miliardi nella versione aggiornata del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La progettazione integrata di filiera dagli inizi ai PSR 2014-2022

La progettazione integrata di filiera non nasce in ambito UE, ma in Italia, nel quadro dei Programmi Operativi delle regioni meridionali del ciclo 2000-2006, come “metodo di programmazione dal basso diretto a superare alcuni probemi atavici dell'economia agricola italiana, coinvolgendo settori e territori per far nascere idee di sviluppo innovative”, ricorda Tarangioli. Non essendo ancora prevista dalla programmazione, questa misura viene attivata da alcune regioni - principalmente Basilicata, Calabria e Campania - lavorando con delle partnership territoriali e settoriali chiamate a concordare un programma di sviluppo, rispetto al quale poi ogni singolo agricoltore attinge alle risorse PAC presentando domanda di finanziamento sul rispettivo Programma regionale.

In tutto i Progetti integrati territoriali (PIT) attuati nelle sette regioni meridionali dell’Obiettivo 1 nel ciclo 2000-2006 sono 156, per un importo finanziario di risorse pubbliche pari ad oltre 5 miliardi di euro, di cui circa l’8% destinato ad interventi a favore del settore agricolo o per le aree rurali, cioè i Progetti Integrati di Filiera (PIF), i Progetti Integrati per le Aree Rurali (PIAR) e in Campania i Progetti Integrati Rurali (PIR). Sulla base di questa esperienza si muovono poi anche alcune regioni del Centro Nord, in particolare l'Umbria che si cimenta con i PIF per sostenere i comparti produttivi regionali più rilevanti, spiega Tarangioli.

Nel ciclo 2007-2013 il metodo della progettazione integrata di filiera si consolida nell'ambito dei PSR, i Programmi di sviluppo rurale regionali, con l'obiettivo di favorire l'aggregazione degli operatori e migliorare l'organizzazione e l’offerta sul mercato. In tutto 14 Regioni mettono a bando le risorse dei PIF, attuando lo strumento in maniera diversificata, con le regioni con un'agricoltura più organizzata, come Emilia-Romagna e Lombardia, che vedono le imprese mettersi insieme anche con obiettivi negoziali, e quelle meno strutturate, dove prevalgono partenariati pubblico-privato tesi soprattutto a promuovere la cooperazione nei processi di sviluppo rurale. La dotazione finanziaria messa a disposizione è pari a poco più di 1 miliardo di euro e i beneficiari ultimi sono soprattutto le imprese agricole, che rappresentano l'86% dei soggetti finanziati.

Arriviamo così al ciclo 2014-2020, quando quasi tutte le Regioni decidono di ripetere questa esperienza e anche la Commissione comincia a guardare con attenzione a questa pratica italiana, introducendo la misura Cooperazione, che permette di finanziare non più solo il progetto dei singoli aderenti, ma anche di supportare tutto l'esercizio precedente di aggregazione e progettazione. I numeri dei PIF sono raccontati nella nuova sezione dedicata sul sito della Rete Rurale Nazionale: un importo erogato di 831,3 milioni di euro, 17 tipologie di filiere diverse, oltre 6mila beneficiari.

Credit: Rete rurale Nazionale - RRN

Numeri importanti di una pratica di cooperazione che - va ricordato - oltre ai fondi FEASR può contare sui finanziamenti nazionali per filiere e distretti e, nel caso delle organizzazioni di produttori, anche sui fondi PAC per le Organizzazioni di produttori (OP).

I progetti integrati di filiera nella PAC 2023-2027

Questa lunga storia ci conduce alla programmazione 2023-2027, quando l'integrazione diventa un metodo di programmazione generale della PAC. "Nei Piani strategici nazionali 2023-27, che superano la divisione tra il primo e il secondo pilastro, la programmazione integrata è estesa a nuovi settori (non solo olio, ortofrutta e vino) e la misura dedicata alla Cooperazione finanzia quasi tutti i tipi di integrazione (da quella legata all'innovazione, fino alle filiere produttive, passando per gli aspetti tipicamente ambientali e sociali), lasciando ad ogni Stato membro la possibilità di declinarne i contorni", spiega Tarangioli.

In questa fase, anche se tutte le Regioni prevedono la misura della Cooperazione, perlomeno per la parte obbligatoria, la progettazione integrata di filiera sembra subire una battuta d'arresto. Se si guarda ai CSR 2023-2027 le iniziative di cooperazione volte a migliorare i rapporti tra gli attori delle filiere valgono 130,8 milioni di euro, ma circa la metà dei fondi sono riconducibili a quattro Regioni (Piemonte, Calabria, Puglia e Toscana) e solo tre Regioni - Lazio, Lombardia e Toscana - prevedono nei rispettivi CSR la progettazione integrata di filiera. "E' una perdita di interesse comprensibile, perchè è un metodo difficile, richiede tanta assistenza tecnica e tanto accompagnamento e allo stesso tempo non permette di impegnare rapidamente le risorse", spiega Tarangioli. 

Un tema, quello delle problematiche legate a gestione e tempi di assorbimento dei fondi europei, affrontato esplicitamente dal CSR della Regione Toscana. Mentre conferma l'impegno verso i Progetti Integrati di Filiera (PIF), come anche verso i Progetti Integrati di Distretto (PID), per "generare alleanze strategiche tra gli operatori economici e i soggetti a monte e a valle della filiera,", il Complemento di sviluppo rurale regionale fa infatti tesoro delle criticità riscontrate nella programmazione 2014-22 e, alla luce dei tempi di realizzazione "necessariamente più lunghi rispetto all’attuazione degli interventi in forma singola”, ne prevede l’avvio “sin dalla fase inziale del nuovo ciclo di programmazione", per rendere i PIF  compatibili "con le esigenze di rendicontazione in rapporto agli obiettivi di spesa N+2".

Per approfondire: PAC 2023-2027, cosa finanziano i fondi europei per lo sviluppo rurale

I contratti di filiera nel PNRR

La questione dei tempi, d'altra parte, si pone anche in relazione ai contratti di filiera gestiti dal Ministero dell'Agricoltura. Come rileva Tarangioli, anche in questo caso trascorre molto tempo dalla pubblicazione dell'avviso all'approvazione delle graduatorie. Graduatorie che nel caso del V bando contratti di filiera, approvato nell'aprile 2022 a valere su risorse del Fondo complementare al PNRR, sono state pubblicate nella loro versione definitiva solo il 12 gennaio scorso, con programmi finanziati per un totale di 690 milioni di euro.

Anche in questo caso, però, l'attenzione è stata e resta molto elevata, a maggior ragione dopo il rifinanziamento ad opera del PNRR modificato, con i due miliardi assegnati al Fondo Rotativo Contratti di Filiera, nell'ambito del nuovo investimento 3.4 della Missione 2 Componente 1 (M2C1). Obiettivo dello strumento finanziario è incentivare gli investimenti privati nei settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo, attraverso sovvenzioni e prestiti agevolati, a favore di imprese, gruppi di imprese o associazioni di produttori agricoli, nonché organizzazioni di ricerca e di diffusione della conoscenza.

I progetti finanziabili possono riguardare il miglioramento dei processi di produzione in un'ottica di maggiore sostenibilità ambientale (efficienza energetica e idrica; riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, degli sprechi alimentari e dell'uso di pesticidi e antimicrobici; promozione delle rinnovabili), ma anche investimenti in digitalizzazione e in attività di ricerca, innovazione e sviluppo che possono sostenere la riorganizzazione dei rapporti tra i vari attori della catena di approvvigionamento.

"Sono misure che vanno incontro ai fabbisogni del settore agricolo", spiega Tarangioli. "La nostra agricoltura ha bisogno di fare massa critica, ha bisogno di riconoscersi attorno a un progetto comune e di fare squadra anche con il settore agroalimentare, agroindustriale, con quello del commercio e queste misure permettono di creare quel gioco di squadra e di stabilire delle regole nella filiera".

Per approfondire: Contratti di filiera nel PNRR: incentivi per la transizione green del settore agroalimentare